I ponti di Vicenza nelle foto e cartoline d’epoca

Nel breve tempo libero che s’interpone tra impegni e svariate faccende, svolgo ricerche e rimedio alcune affascinanti immagini dei ponti di Vicenza, tutte risalenti al Novecento.
Il risultato della selezione di cartoline antiche è un viaggio indietro nel tempo, a caccia di ricordi pregni di nostalgia.
Senza troppo indugiare, procedo con elencare quei ponti di Vicenza particolarmente suggestivi, altri piuttosto sfortunati, tutti magnificamente importanti.
Ad ognuno di loro è dedicata una cartolina antica e da collezione, accompagnata da una descrizione storica.
Storia e toponomastica dei ponti di Vicenza
Per facilitare la consultazione dei testi ho pensato una lista dei ponti vicentini e un link per ogni voce. Con un click sull’argomento scelto, verrai automaticamente rimandato al paragrafo di tuo interesse.
- Ponte Pusterla
- Ponte San Michele
- Ponte delle Barche
- Ponte Furo
- Ponte Novo
- Ponte degli Angeli
- Ponte San Paolo
- Ponte Santa Libera
Non mi dilungo oltre per lasciare spazio alle descrizioni, seppur brevi, sulla storia dei nostri amati ponti e alle fotografie e cartoline antiche ritrovate frequentando i mercatini dell’antiquariato e siti di vendita online.
Per conoscere i prossimi appuntamenti per collezionisti di cartoline, ti invito a visitare la pagina dedicata ai mercatini del Veneto.
Ponte Pusterla e la forza dei mulini

il ponte prende nome dalla scomparsa porta medievale, un tempo presente tra la sponda meridionale del Bacchiglione e contra’ Porti.
Le origini (Porta vetus) sono descritte nello Statuto Comunale del 1264, mentre il ponte risalirebbe addirittura a qualche decennio prima.
Inizialmente gettato in legno tra gli argini del Bacchiglione, ponte Pusterla è ricostruito in pietra nel 1231 e restaurato nel 1444, secondo le trascrizioni di Francesco Barbarano De’ Mironi.
Sempre in “Historia ecclesiastica della città, territorio et diocese di Vicenza”, lo storico Vicentino descrive la ricostruzione di due arcate nel 1640.
Altri eventi di rilievo sono riconducibili all’anno 1820 con la demolizione dell’antica porta medievale e al 1928 con il progetto di eliminazione dei parapetti.
Lo scopo è agevolare il traffico degli automezzi, gettando all’esterno due sbalzi in cemento armato per ricavarne i marciapiedi.
Il progetto viene subito abbandonato e l’allargamento avviene spostando i sostegni sul fianco sinistro e arretrando quello destro lungo l’edificio della tipografia Rumor.
Curiosità:
Ponte Pusterla vanta ancora la presenza di alcuni mulini, seppur in numero ridotto rispetto al passato, che alimentavano alcune industrie della zona.
Particolarmente laboriose erano le fabbriche per la macina del grano della famiglia Roan in contrà delle Chioare e la tipografia Rumor sulla sponda opposta del fiume.
Mulini erano presenti e funzionanti, fino al primo Novecento, sulle rive e nei pressi di altri importanti ponti di Vicenza, come ponte degli Angeli.
Ponte San Michele: un antico splendore nel cuore di Vicenza

Meta preferita dei turisti e delle romantiche coppie di amanti, San Michele è tra i ponti di Vicenza più visitati e fotografati della provincia.
Grazie alla sua suggestiva atmosfera, ponte San Michele invita a salire sulla sua unica, monumentale arcata per ammirare il paesaggio dal robusto parapetto in pietra bianca.
Qui tutto pare essersi fermato nel tempo, tra rigogliosi giardini e antiche case adagiate lungo le rive del fiume, poco lontano dal rumoroso traffico cittadino.
Origine del nome
Il nome del Santo gli è attribuito per la vicinanza all’antica chiesa eretta nel 1260 dagli Eremitani di Sant’Agostino, ma le prime notizie risalgono postume alla sua realizzazione in legno.
Solo molto più tardi, nel 1422, il ponte è ricostruito in pietra di Montecchio, ma nonostante alcuni interventi di manutenzione la grande campata crolla il 20 aprile 1619.
Ispirandosi al veneziano ponte di Rialto, i fratelli Tommaso e Francesco Contini progettano e propongono la magnifica soluzione alla città di Vicenza, che affida loro il compito di realizzarla.
La soprintendenza ai lavori è affidata allo scultore e architetto Giambattista Albanese, noto alle maestranze per la sua incessante attività ed esperienza.
Ponte San Michele rimane inalterato sino al 1628, data in cui vengono aggiunte le balaustre, mentre la chiesa omonima subisce una frettolosa e insensata demolizione nella primavera del 1812.
Ponte delle Barche, tra mito e storia

Smentite dagli storici contemporanei le origini romane, il ponte delle Barche è forse quello che conserva meglio e tuttora l’aspetto iniziale.
Stile e tecnica di costruzione farebbero risalire il ponte al periodo medioevale, quando Vicenza era cinta dalle alte mura erette per difendere il territorio dalle incursioni militari.
Secondo alcune approfondite ricerche condotte dallo storico Franco Barbieri e dal vice segretario comunale Giambattista Giarolli, le prime notizie del ponte conducono al lontano 1212.
Nei documenti attribuiti a quel periodo, il ponte delle Barche è chiamato “ponte di Predevalle” per l’abbassamento del terreno rispetto alla zona circostante.
Nelle vicinanze al ponte sorgeva il castello omonimo, che fu costruito nel 1230 sulle sponde del fiume dal podestà Filippo Zulian, per proteggere il fiorente porticciolo dalle invasioni nemiche.
Sempre Barbieri e Cevese scrivono di un probabile avanzo del castello tuttora visibile nell’arco in laterizio, “tra la spalla orientale del ponte e la vicina riva” (pagina 578 – Vicenza, ritratto di una città – guida storico artistica).
Ponte Furo e il mistero del toponimo

Sulle origini del nome pervade ancora incertezza. Il ponte conserva l’aspetto medievale, offrendo una magnifica visuale sulle case costruite lungo gli argini del Retrone e sulla Basilica Palladiana.
Come il ponte delle Barche, anche ponte Furo è stato creduto per lungo tempo un’opera risalente al periodo romano.
In realtà, i primi documenti ne attestano la presenza sin dal febbraio 1222 (cfr. Franco Barbieri – Renato Cevese in “Vicenza ritratto di una città” – pag. 639), quando l’alta cinta muraria proseguiva lungo contra’ Mure del Pallamaio, scavalcando il Retrone.
Delle antiche mura, purtroppo, rimangono poche tracce visibili lungo il percorso che conduce alla zona meridionale della città.
Nel 1801 è ultimato lo smantellamento delle mura sopra al ponte, mentre nel febbraio 1864 si procede al riattamento della riva destra del fiume.
Come accennato in apertura al capitolo, le origini del toponimo sono tuttora dubbie. Si ipotizza il nome dal leggendario pretore romano Lucio Furio Purpureo, ma per ragioni tramandate dagli studiosi del Novecento non è possibile stabilirne un legame storico.
Tra le teorie vi è anche quella dell’apertura (foro) delle saracinesche montate in tempi remoti nelle campate del ponte, per permettere l’ingresso o l’uscita delle imbarcazioni.
Quei ponti di Vicenza particolarmente sfortunati
Ponte Novo e tante ricostruzioni

Conosciuto anche come Ponte di Santa Maria Maddalena o delle Convertite per la sua vicinanza a un monastero un tempo orientato al recupero delle giovani donne, ponte Nuovo prende nome dalla ricostruzione del 1793.
Le sue origini, però, risalgono al 1574, quando Alvise Mocenigo, doge della Serenissima Repubblica, concede la costruzione in legno, che rimarrà tale fino al 1617.
Il ponte, quindi, è ricostruito in pietra a tre arcate, ma la violenta alluvione del 1650 travolge e distrugge irrimediabilmente la struttura.
Si provvede nuovamente al progetto e nei tre anni successivi all’esondazione del Bacchiglione si costruisce un’unica campata, sempre in pietra, scongiurando ogni maledizione.
Niente da fare. Pare che Giove Pluvio abbia preso di mira la città e con l’incessante acquazzone del 1702 gonfia ancora i nostri fiumi creando nuovi ingenti danni ai ponti di Vicenza.
Quali siano poi le motivazioni che hanno indotto le maestranze a considerare il legno come materiale per il recupero, non è dato saperlo. Fatto sta che nel 1793 il ponte viene demolito per lasciare posto al nuovo in mattoni.
Giambattista Giarolli, autore del libro “Vicenza nella sua toponomastica stradale”, pubblica nel 1955 l’origine del nome, ma non descrive l’ennesimo crollo, datato settembre 1882.
L’episodio è rintracciabile in alcune pubblicazioni ottocentesche, tra le quali Il Berico, che con precisione riporta il 24 settembre 1882, alle ore 11,45.
Nella seduta del Consiglio Comunale del 13 dicembre 1882, si delibera la ricostruzione affidando all’Ufficio Tecnico lo sviluppo del progetto, che realizza un’unica campata in ferro.
Ponte degli Angeli e una serie di catastrofiche conseguenze

Ricordato anche come Ponte di San Pietro per la vicina e scomparsa porta medievale, ponte degli Angeli fu ricostruito più volte a causa delle ricorrenti piene.
Riadattato sopra sostegni in ghisa sul finire dell’Ottocento, il ponte viene smantellato nel secondo dopo guerra e ricostruito in un’unica campata in cemento armato.
Per saperne di più segui questo LINK.
Ponte San Paolo e una violenza inaudita

Arriva un altro capitolo in cui racconto gli sfortunati eventi legati ai ponti di Vicenza, ma questa volta per opera umana.
Se finora ho trascritto la perdita di un ponte successiva alla furia dell’acqua, a San Paolo le cose sono andate diversamente.
Ma è bene iniziare con un po’ di storia. Le sue origini risalgono all’epoca romana, quando si vide necessario un collegamento con la zona meridionale della città, dove sorgeva il maestoso teatro Berga.
Scomparsa l’antica cappella dedicata al Santo, un tempo presente sulla piazzetta dedicata allo scrittore Neri Pozza, ponte e contrada conservano tuttora l’antico toponimo.
Nel corposo trattato di Andrea Palladio, Ponte San Paolo aveva tre archi, di cui uno centrale e maggiore rispetto ai laterali, poggianti su robusti piloni di pietra.
In un periodo antecedente al 1560, si eseguono numerosi lavori di manutenzione sui piloni e sulle ghiere degli archi.
Nonostante i vari restauri, le condizioni del ponte peggiorano sino a quando, nel 1875, si decide per la demolizione, appellandosi anche alle discutibili “scarse peculiarità artistiche della fabbrica”.
Smantellato l’antico ponte, l’Ufficio Tecnico Municipale approva il progetto dell’architetto Luigi Dalla Vecchia, che prevede un’unica grande arcata a sesto ribassato.
Il nuovo ponte San Paolo è ultimato e inaugurato nel luglio 1877, conservandosi tuttora inalterato nell’aspetto.
Ponte di Santa Libera o di Campo Marzo

Il ponte collega il lungo viale di Campo Marzo con la salita di Santa Libera, dove un tempo esisteva una chiesetta dedicata al culto della Madonna Liberatrice.
Appena oltre il ponte in pietra, ai piedi dell’altura che conduce al grande incrocio semaforico, sorgeva l’antica porta medievale, chiamata Lupia.
Maestosa e affascinante, la fortificazione fu demolita con banali pretesti sul finire dell’Ottocento e al suo posto fu costruito l’edificio del dazio.
Quest’ultimo regolava gli ingressi e il controllo delle mercanzie in città fino alla primavera del 1932, quando fu smantellato.
Ma torniamo al ponte e ai motivi che hanno indotto la municipalità a volerne la costruzione.
Correva l’anno 1816 e in occasione dell’arrivo in città dell’imperatore d’Austria Francesco Primo, il rettilineo di Campo Marzo è terminato e si gettano le basi del ponte che verrà realizzato in un’unica campata.
Una grande targa in pietra, oggi esposta nei giardini del Teatro Olimpico, ne spiega le origini:
NEL MDCCCXVI
QUANDO FRANCESCO I, IMPERATORE E RE
RICOMPOSTE LE COSE EUROPEE
SI MOSTRO’ A SUOI POPOLI D’ITALIA
LA CITTA’ DI VICENZA
INTITOLO’ A LUI QUESTO PONTE
E SOTTO GLI AUSPIZII DEL SUO NUME PACIFICO
CONVERTI’ L’ADIACENTE CAMPO DI MARTE
IN SOGGIORNO D’OZII BEATI E DI FESTEVOLI GODIMENTI
Nel 1866, quando Vicenza è prossima all’annessione al Regno d’Italia, la lastra viene rimossa dal ponte e “confinata in un angolo remoto del Palazzo Chiericati perché sonava ironia e rimprovero” (cit. Adriano Navarotto – Ottocento Vicentino, vol. 1 cap. XVIII pag. 194).
Una seconda lapide, anch’essa conservata nei giardini dell’Olimpico, è posta nel 1825 a ricordo della visita del sovrano:
A FRANCESCO PRIMO
PRESENTE
I VICENTINI
L’ANNO MDCCCXXV
DEDICARONO QUESTO PONTE
PERCHE’ IL MONARCA
RICUSO’ DI ACCOGLIERE GLI ONORI
CHE A PUBBLICA UTILITA’
NON DURASSERO
Curiosità:
La costruzione del ponte e l’esecuzione di altre opere volute per abbellire Vicenza in occasione della permanenza del sovrano, comportarono l’impiego di manodopera vicentina altrimenti sofferente in un momento di grave carestia economica.
Bibliografia
- Vicenza nella sua toponomastica stradale, Giambattista Giarolli, edizioni tipografiche Istituto San Gaetano – Vicenza, 1955 (prima edizione).
- Vicenza, ritratto di una città – guida storico artistica, Franco Barbieri e Renato Cevese, ed. Angelo Colla, 2004. Edizione speciale riservata alla Banca Popolare di Vicenza.
- Ottocento Vicentino, Memorie di un protagonista, Adriano Navarotto. Edizione a cura di Ermenegildo Reato, 1984 – Stocchiero Editore.
- Immagini del Risorgimento Vicentino – Andrea Kozlovic. Edizioni Pasqualotto, 1982.