Introduzione
In coincidenza con le commemorazioni sulla Prima guerra mondiale molte sono state (e sono) le occasioni di dibattito da parte di enti ed istituzioni, sia civili che militari, sui vari aspetti del conflitto, compresi i numerosi studi sulle operazioni dei comandi militari e sulle motivazioni politiche che spinsero alla guerra.
Questa breve introduzione non intende farsi carico di eventi ben conosciuti e largamente presenti sulla rete, quanto proporsi come tentativo che inneschi una discussione sui fatti meno noti riguardanti l’esercito e la popolazione circoscritti alla città e alla provincia di Vicenza.
Non solo. Verranno proposti articoli di approfondimento, non direttamente inerenti alle attività belliche, nella speranza di suscitare interesse sul tema “Grande Guerra”.
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La Grande Guerra e la strage annunciata
Pur dubitando che nella storia militare si trovino guerre che hanno generato massacri “giustificabili”, la Grande Guerra fu un evento inevitabile che inghiottì un’ingente numero di soldati, lasciando in eredità alla terra milioni di vite umane.
Violazione del trattato internazionale
L’Italia prese parte al conflitto 10 mesi dopo il suo inizio, rinnegando il patto siglato con gli imperi di Austria, Ungheria e Germania che prevedeva mutuo soccorso qualora una delle nazioni fosse minacciata da paesi ostili.
Le intenzioni dell’alto comando e del Parlamento italiano erano pertanto intenzionate a travolgere quelli che sembravano impenetrabili confini e prenderne possesso, violando così il trattato della Triplice Alleanza stipulato nell’anno 1882.
La Prima guerra mondiale sul fronte italiano, definita con motto patriottico “quarta guerra di indipendenza”, raccolse nel suo avido grembo un esercito costituito in prevalenza da umili, soprattutto contadini, mentre donne e ragazzi vennero impiegati nelle fabbriche per la produzione del materiale bellico, in sostituzione di chi andava al fronte.
L’Italia entra in guerra
Un boato scese lungo fraglie rocciose, tra boschi aghiformi ed infine, con cupo sospiro, tra le case in pietra dell’innocua comunità montana. Sguardi si levarono al cielo, frugando l’origine del botto: “Solite scaramucce! A breve sarà tutto finito. L’esercito riprende i confini e poi tutti a casa!”.
Nonostante l’ottimismo dei favorevoli all’intervento, un triste presagio prendeva forma nelle piazze, laggiù nei paesi più vicini e nelle valli limitrofe. L’ingente arrivo di mezzi con numerose bocche da fuoco lasciava intuire che il conflitto sarebbe continuato molto più a lungo di quanto previsto.
Quel dannato colpo di cannone, sparato dall’artiglieria ed udito a lunga distanza, siglava ufficialmente la partecipazione italiana alla Grande Guerra. Accadde il 24 maggio 1915 – Forte Verena, Altopiano di Asiago, ore 4 del mattino.
La Grande Guerra nel vicentino
Vicenza fu provincia protagonista assoluta dei tragici eventi bellici accorsi durante tutto il periodo di guerra.
Credo sia superfluo ricordare i luoghi di battaglia che coinvolsero gli eserciti in prima linea lungo l’intero tracciato delle Prealpi Venete, non per pigrizia, piuttosto perché spesso menzionati in occasione del centenario della Grande Guerra così largamente commemorato.
Alcune immagini del conflitto nel territorio vicentino.
La Guerra vissuta in città
Vicenza fu caposaldo degli eserciti alleati durante tutto il periodo del conflitto.
Transitarono e sostarono sul territorio truppe francesi, inglesi ed americane. Gli alti ufficiali ed i comandi presidiavano, o meglio, “requisivano” edifici in città, ville ed in alcuni casi anche osterie con alloggio.
Il centro storico fu più volte bersaglio di ordigni lanciati da biplani: avversari temibili che portarono distruzione e morte tra la popolazione.
Ben settanta erano i rifugi sotterranei sparsi per la città! Batterie di contraerea, piazzate lungo la prima periferia, fecero invano da deterrente alle incursioni aeree; numerosi fasci di luce erano pronti a spazzare il buio notturno dei cieli sopra Vicenza.
Così, mentre sull’Altopiano di Asiago si compivano massacri da entrambe le parti, Vicenza divenne snodo logistico e ricovero ospedaliero per numerosi feriti nonché mutilati dalla guerra.
Grave era anche il problema per le municipalità di offrire rifugio ai profughi provenienti dalle zone sotto attacco nemico e destinati all’area berica del basso vicentino.
Le retrovie del basso vicentino
Il comprensorio dei Colli Berici fu particolarmente coinvolto nella preparazione e nell’addestramento truppe di ogni nazionalità.
Fu tracciato un reticolato di trincee a Montegalda, Barbarano e Villaga, nonché un sistema di gallerie e fortini in difesa da eventuali attacchi nemici.
Oltre al Regio Esercito Italiano, anche quelli francese, inglese e scozzese erano interessati a queste zone, come si può dedurre anche da articoli di stampa coevi.
Le poche risorse dell’agricoltura furono messe a dura prova; molte furono le requisizioni di capi di bestiame, di terreni, di orti e frutteti, per non parlare delle requisizioni di prodotti agricoli già immagazzinate dai contadini.
Battaglioni erano presenti ovunque nei comuni dei Colli Berici; uomini preparati alla partenza, dopo duri addestramenti, con destinazione Prealpi Vicentine.
Si formarono pertanto autocolonne lungo le rive carrozzabili del Bacchiglione, risalendo il tratto odierno della riviera berica. Ognuno in marcia verso un conflitto logorante.
E’ necessario, quindi, un consapevole percorso per preservarne memoria e diffondere conoscenza dei tragici eventi accorsi durante la Prima guerra mondiale.