Il Teatro Eretenio tra storia, virtù e grandi spettacoli
Ho viaggiato nel tempo grazie alla lettura dei testi di storia Vicentina, trovando alcune interessanti notizie sul Teatro Eretenio e così ho pensato fosse utile tracciare un percorso sulle origini, sugli spettacoli e sui nomi dei grandi compositori che contribuirono al suo grande successo.
Una breve introduzione al Teatro Eretenio
Lo storico e bellissimo edificio lambiva la contrada che dal Ponte Furo tuttora sale, con breve dislivello, al centro storico di Vicenza, affacciandosi sulle le rive del fiume Retrone.
Le origini del toponimo del viale sono riconducibili proprio al nome dal sapore classico, come amava definire il Giarolli (Vicenza nella sua toponomastica stradale, edizioni Istituto San Gaetano, 1955), del corso d’acqua un tempo chiamato Rerone, Edrone e anche Ereteno.
Al teatro progettato e terminato nelle immediate vicinanze fu dato, quindi, il nome “Eretenio” e presto raggiunse grande notorietà grazie a una serie di presenze eccellenti e spettacoli di altissimo livello.
Purtroppo Vicenza fu anche testimone della scomparsa di importanti teatri, come il Teatro delle Grazie della famiglia Tornieri, costruito nel 1711 in contra’ della Racchetta al Pallamaio e distrutto in un incendio avvenuto durante l’alba del 24 settembre 1783.
Anche il Teatro di Piazza, costruito in contra’ Pescherie Vecchie e adiacente alle industrie delle garzerie (locali adibiti alla garzatura dei panni) era a rischio d’incendio.
Temendo il peggio per la vicinanza alla fabbrica tessile e alla Basilica Palladiana, una commissione costituita da Girolamo Giuseppe di Velo, Francesco Quinto, Alvise Trissino, Girolamo Muttoni e Guardinello Bissari conclusero l’acquisto del Teatro di Piazza il 3 maggio 1777 per 2600 ducati.
La deputazione provinciale, quindi, sulla base degli esiti ottenuti da una perizia tecnica, concesse la costruzione del nuovo teatro in una sede più sicura.
Il progetto del Teatro Eretenio in dettaglio
La commissione assegnò ad Ottavio Bertotti Scamozzi, erede virtuoso dell’architetto rinascimentale Vincenzo Scamozzi, il compito di realizzare il progetto.
Reduce da imponenti opere nel vicentino come Palazzo Franceschini-Folco, Villa Franceschini Pasini ad Arcugnano e artefice di altri interventi in stile palladiano, Ottavio Bertotti Scamozzi accettò l’incarico e preparò un progetto per il nuovo edificio.
Ma la realizzazione del Teatro Eretenio comportava un impegno diverso rispetto alle fatiche precedenti: Bertotti-Scamozzi, infatti, dovette affrontare lo scomodo pendio al bivio delle contrade “Carpagnon” e “Delle Grazie” nonché la difficile costruzione del palcoscenico, così vicino al corso fluviale.
Quindi il modello del Teatro Eretenio proseguiva in armonia con Palazzo Civena – Trissino senza notevoli variazioni e con la presenza di cinque arcate dalla superficie in bugnato gentile, intervallate da medaglioni con il profilo dei grandi drammaturghi Sofocle, Trissino, Metastasio e Goldoni.
L’ingresso principale, invece, fu ispirato alla facciata di Casa Cogollo, erroneamente attribuita come dimora del noto architetto Andrea Palladio.
La realizzazione degli interni fu affidata al veneziano Antonio Mauri che progettò sopra al portico d’ingresso le tre stanze del piano nobile.
Due locali furono destinati ad uso dell’Accademia che fu incaricata di verificare eventuali speculazioni legate al progetto edilizio.
La terza sala, chiamata Odeo, era la più illuminata e comunicava direttamente con il primo ordine dei palchi, mentre due ampie scalinate accompagnavano gli spettatori al piano inferiore, distribuito in alcune porte d’accesso e di uscita.
Vi era, inoltre, la possibilità di intrattenersi nel largo atrio di ingresso, arredato di una signorile “bottega del caffè” introdotta per la prima volta negli ambienti teatrali di Vicenza.
Il memorabile giorno dell’inaugurazione
Il Teatro Eretenio fu degno rivale della Scala di Milano e dei più celebri teatri d’Europa!
La sua inaugurazione, studiata nei minimi dettagli per non deludere alcuna aspettativa, avvenne il 10 luglio del 1784.
Lo spettacolo che diede apertura alla prima stagione del Teatro Eretenio fu presenziato dal napoletano Domenico Cimarosa che trascrisse in musica il dramma “Olimpiade” di Pietro Metastasio.
Negli anni seguenti, con l’alternarsi del regime francese a quello austriaco per il dominio su Vicenza, le rappresentazioni al Teatro Eretenio variarono repertorio: i melodrammi furono sostituiti con le opere satiriche ispirate alla situazione politica del momento.
Solo nel 1813 l’impero austriaco s’impose definitivamente su quello francese, consegnando alla città un periodo caratterizzato da un influente movimento artistico.
Le opere, le commedie ed i grandi Maestri che diedero lustro al Teatro Eretenio
Ebbe così inizio l’epoca del Romanticismo a Vicenza: un movimento che esaltava il ritorno della natura in tutti i suoi aspetti e che conobbe massima esaltazione con le opere del giovane Gioacchino Rossini.
Il Maestro fu una costante presenza al Teatro Eretenio e nel 1823 conquistò il pubblico con la rivisitazione in chiave parigina del Mosè in Egitto; opera che non venne mai più ripresa nella sua originale stesura.
A Gioacchino Rossini succedettero Vincenzo Bellini, già al culmine della carriera, Gaetano Donizetti – unico grande erede della tradizione operistica italiana – ed infine Giuseppe Verdi che propose nel 1844 il Nabucodonosor.
Fu un anno di grandi successi e fatiche per il maestro Verdi che, al termine della stagione operistica, si ritirò per un breve periodo a Recoaro Terme per recuperare le energie perdute.
Quattro anni dopo arrivarono le fatidiche giornate del Risorgimento vicentino ed il Teatro Eretenio, l’Olimpico e il Berico – quest’ultimo costruito nel 1794 in contrà SS. Apostoli – vennero chiusi al pubblico per salvaguardare gli arredi dalla furia austriaca.
Vicenza trascorse un periodo caratterizzato da alterne lotte interne fino al 15 luglio 1866, quando entrarono in città le prime guarnigioni del Regno d’Italia che costrinsero al ritiro gli avversari.
Ripresa la consueta attività teatrale, Vicenza trascorse un periodo relativamente sereno, accompagnato da alcune importanti novità.
Tra queste vi fu l’invenzione del “cosmorama scientifico”: uno strumento che consentiva l’ingrandimento dei panorami cittadini e che fu presentato per la prima volta al Teatro Eretenio il 3 giugno 1867.
[box]Un altro grande evento che diede lustro al Teatro Eretenio fu l’inaugurazione del sistema Edison per l’illuminazione elettrica che si tenne in occasione della serata di gala del 14 marzo 1883. L’esperimento fu compiuto per la prima volta nei locali di un teatro italiano suscitando ammirazione e stupore tra i presenti.[/box]
Il Teatro Eretenio tra le due guerre
Nonostante i ripetuti successi, favoriti pure dall’introduzione dell’illuminazione elettrica in sala, il Teatro Eretenio divenne concorrente del Teatro Comunale, che anticipava la programmazione degli spettacoli su tutto il territorio vicentino.
Eretto in Campo Marzo nel 1828, il Teatro Comunale raggiunse fama grazie anche ai prezzi contenuti rispetto alle altre sale provinciali, raccogliendo numerosi consensi dalla classe media.
Mutò definitivamente il nome in Teatro Verdi nel 1901, in onore al grande musicista da Busseto.
Ma gli spettacoli al Teatro Eretenio subirono un progressivo calo di presenze anche a causa del cinematografo che fu introdotto per la prima volta a Vicenza nella sala Edison di Piazza Castello e in quella del Cinema Palladio inaugurata nel 1920, quando il Teatro Verdi era già divenuto inservibile a causa delle pessime condizioni in cui gravava.
Durante la prima guerra mondiale anche il Teatro Eretenio adattò la sala alla cinematografia, proiettando per la prima volta una pellicola datata 1917 e registrata sui fronti goriziani e sulle località attorno al fiume Astico.
Il 1926, invece, è ricordato per l’opera “sei personaggi in cerca d’autore”, presentata per la prima volta a Vicenza da Luigi Pirandello.
In sala erano presenti solo pochi spettatori, mentre all’esterno sfilava una manifestazione organizzata in onore di Benito Mussolini, scampato al terzo tentativo di aggressione.
L’Eretenio trascorse gli ultimi anni di attività teatrale proponendo una serie di spettacoli, nel vano tentativo di tornare ai fasti ottocenteschi, ma il declino era ormai inevitabile; nel 1936 opere come il Trovatore e Lucia di Lammermoor anticiparono la chiusura del teatro.
L’Accademia fu sciolta e legittimata la richiesta per introdurvi nuovi soci, mentre il pesante fardello economico che gravava sul Teatro Eretenio durò fino al 1940, quando la proprietà passò definitivamente al Comune di Vicenza, che affidò al Comitato del Dopolavoro Vicentino un primo intervento di manutenzione sulle tinteggiature e sulla doratura degli stucchi.
Al termine del restauro fu annunciata l’inaugurazione dei locali del Teatro Eretenio (17 marzo 1944), simbolicamente chiamato dai vicentini “il nostro Massimo” (cit. L’altalena dei sogni – Antonio Di Lorenzo, 1998 Edizioni Ergon) per i meravigliosi spettacoli che ivi si tenevano sin dal 1784, anno della prima apertura al pubblico.
Drammatico epilogo
Vicenza, martoriata dai bombardamenti aerei sin dal 1943, subì la distruzione di importanti edifici del centro storico e delle aree limitrofe.
Ordigni a grappolo caddero sul Teatro Verdi, sul Caffè Moresco, sulla stazione ferroviaria e nei ripetuti raid aerei furono coinvolte anche Piazza Castello e Corso Palladio.
La sera del 2 aprile 1944 le bombe non risparmiarono neppure il Teatro Eretenio: scomparvero il portico adiacente Palazzo Civena–Trissino, il palco e la platea.
Sotto le macerie rimasero vittime il custode con la moglie: due brave persone che si dedicarono costantemente alla manutenzione e alla pulizia del teatro, nonostante la chiusura al pubblico sin dal 1936.
I segni della guerra
Quel che rimane ancora visibile è purtroppo poca cosa: scendendo da Via Delle Grazie è possibile scorgere parte delle mura che anticipavano l’ampio palcoscenico e che oggi delimitano il parcheggio della clinica costruita sulle fondamenta del Teatro.
Puntellato alla base dall’interno e murato in parte per consolidarne la struttura, il breve tratto di mura perimetrale resiste imperterrito, restituendo tre semicolonne con capitello dorico ed una piccola, graziosa loggetta.
L’ampio piazzale, oggi adibito a parcheggio, raccoglieva circa 1250 spettatori distribuiti su 4 ordini di 25 palchi ciascuno.
Il centro della vita mondana vicentina scomparve insieme al Teatro Verdi in quelle drammatiche giornate di guerra, sotto i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
Crediti e Ringraziamenti
Esiste un’ampia documentazione che illustra esterni e planimetrie del Teatro Eretenio.
Tra il cartaceo consultato sono state trovate anche alcune locandine sugli eventi e alcuni disegni del progetto che ne descrivono storia e cronologia.
Alcune testimonianze fotografiche sono state realizzate nei primi anni Quaranta per opera dello Studio Fotografico Ferrini, che ringrazio per la gentile collaborazione e concessione del materiale.
Le immagini dei 4 grandi compositori italiani provengono dall’archivio del progetto online: LiberLiber.it
Bibliografia
- Il Teatro Eretenio tra cronaca e storia nel bicentenario della inaugurazione (1784)
Remo Schiavo, Accademia Olimpica – 1983 - I Teatri del Veneto: Verona, Vicenza, Belluno ed il loro territorio
Franco Mancini, Maria Teresa Muraro, Elena Povoledo – 1985