Istruzione

Tra innovazione e formazione: ITIS Rossi Vicenza

Istituto Tecnico Industriale Statale A. Rossi, Vicenza

Quanto ha contribuito l’innesto industriale a Vicenza e quali sono stati i fattori di crescita e le istituzioni che portarono al successo tecnica e formazione in provincia?

Le domande sulla storia dell’ITIS Rossi trovano alcune risposte nell’introduzione del volumetto edito dalla scuola in occasione del 130° dalla fondazione, scritta dal docente dello stesso Istituto Roberto Monicchia.

Raccolta in una dozzina di pagine dall’emblematico titolo “Scuola, impresa, lavoro. I 130 anni dell’Itis Rossi di Vicenza”, la storia della Scuola Industriale sviluppa fin dagli esordi continuità formativa, teorica e pratica, inserendo di fatto nel mondo del lavoro tecnici altamente specializzati.

Lapide commemorativa ai caduti della grande guerra - ITIS Rossi, Vicenza

Il bassorilievo Liberty con la lista degli allievi caduti durante la Grande Guerra

Il testo apre con un’efficace introduzione e prosegue con fatti di cronaca che coinvolsero l’ITIS Rossi nelle vicende economiche, belliche ed industriali susseguitesi nel tessuto sociale-politico italiano.

Nel percorso della sua indagine, Roberto Monicchia descrive come l’istituto scolastico abbia condotto un’esistenza sofferta, condivisa pure nelle numerose pubblicazioni edite dall’Associazione Ex-Allievi.

Tali sofferenze sono riconducibili ai periodi di guerra che coinvolsero l’istituto negli eventi del 1915-18 e negli effetti devastanti del bombardamento sulla sede di Santa Corona (1944).

Entrando in aula magna, è visibile una lastra marmorea dai raffinati elementi Liberty con incisi i nomi degli allievi caduti durante la Grande Guerra, mentre sulla parete opposta spicca il medaglione commemorativo di Alessandro Rossi, realizzato nel lontano 1899 e miracolosamente recuperato dai resti della precedente sede.

Lungo i corridoi e in alcuni locali dell’istituto, un’interessante galleria di immagini induce ad osservare ritratti d’epoca, visite ministeriali, laboratori e attività didattiche.

Alcune di queste fotografie sono state inserite a complemento dell’articolo per gentile concessione dell’Archivio Storico ITIS Rossi, mentre le cartoline d’epoca provengono dall’archivio del collezionista ed amico Antonio Rossato.

Autori delle fotografie, dove indicato:

  • Studio Ferrini (sede in Corso A. Fogazzaro, Vicenza)
  • Umberto Fin
  • Foto Impiumi

Il testo del prof. Monicchia è qui presentato in forma sommaria. Tuttavia non mancano gli aspetti più significativi sulla storia della scuola: le cronache, gli avvenimenti e gli spunti di riflessione dell’autore volutamente offerti in condivisione con i suoi lettori.

Dedicato agli amanti di storia locale, ai nostalgici, collezionisti, docenti, agli alunni diplomati e a quelli che verranno, con l’auspicio che le loro scelte conducano ad un percorso specialistico ed un buon inserimento lavorativo.

Stefano Bacci


ITIS Rossi, le origini.
Il dibattito sull’industrializzazione

Celebrare, ricordare. Una memoria che è storia: il “Rossi” a Vicenza, il “Rossi” in Italia.

La “Scuola industriale di Vicenza” apre i battenti nel 1878, qualche mese dopo l’approvazione da parte del consiglio provinciale e il via libera del governo.

Alessandro Rossi, fondatore de ITIS Rossi a Vicenza

Alessandro Rossi in una fotografia di fine Ottocento

C’è nella stessa data un segno del destino storico importante che accompagnerà la scuola: è del 1878, infatti, l’aumento delle tariffe doganali con cui la Sinistra storica imposta una decisa svolta in direzione dell’industrializzazione dell’Italia.

Accanto ai circoli nazionalisti, ai latifondisti cerealicoli, ai nuclei imprenditoriali già legati al circuito della spesa pubblica, condividono l’obiettivo dell’industrializzazione nazionale anche gruppi di imprenditori fin qui diffidenti verso il ruolo dello Stato come leva dello sviluppo economico.

Tra essi un posto di primo piano spetta all’industriale tessile e senatore del Regno Alessandro Rossi.


Dalla crisi del 1873-78, che colpisce duramente i redditi agricoli, Rossi ricava la definitiva convinzione che non c’è alternativa per promuovere lo sviluppo di un paese come l’Italia, povero di capitali e di materie prime. Tuttavia la difesa doganale è solo una parte della soluzione del problema dello sviluppo.

Vi rientra anche il grande interesse per il problema dell’istruzione e della formazione tecnica: la valorizzazione del “capitale umano” costituisce forse la più importante risorsa sostitutiva delle carenze naturali dell’economia italiana.

Il sistema dell’istruzione tecnica all’indomani dell’unità è costituito da esperienze frammentate: dalle scuole di arti e mestieri, all’apprendistato generalmente gestito dalle opere pie, ai rari istituti governativi.

Il mancato accoglimento delle istanze più avanzate del risorgimento italiano circa la necessità di una cultura tecnico-scientifica come essenziale requisito di una nazione moderna, non è sorprendente, considerando la composizione delle classi dirigenti al momento dell’unità: gestione della rendita, professioni liberali, carriera accademica e politica ne rappresentano gli orizzonti prestabiliti, garantiti dall’impostazione dei ginnasi-licei.

D’altra parte non manca l’impegno da parte di scienziati, industriali, componenti del movimento operaio, per la realizzazione di un sistema scolastico più in linea con le esigenze dello sviluppo.

E’ membro importante di questo gruppo Alessandro Rossi, che riceve un forte impulso a muoversi in questa direzione dalla visita all’esposizione industriale di Parigi del 1867, dove si fa manifesto come nazioni affacciatesi in ritardo sulla scena dell’industrializzazione, siano in procinto di colmare di slancio il ritardo accumulato.

Rivolgendosi con una lettera aperta agli industriali italiani, Rossi li invita ad assumere una funzione di guida dello sviluppo, di cui enumera le condizioni, riservando un posto privilegiato all’istruzione tecnico-professionale.

Il senatore espone la sua impostazione al congresso sull’istruzione tecnica tenuto a Firenze nel 1877 per iniziativa di Fedele Lampertico, economista e presidente del Consiglio Provinciale di Vicenza.

In alternativa alle scuole tecniche esistenti, governative, provinciali o comunali, nella generalità dei casi “piccole università” del tutto disattente alla pratica di laboratorio e officina, Rossi propone scuole speciali teorico-pratiche, capaci di formare i capotecnici d’industria.

Grazie al sostegno del suo presidente, Fedele Lampertico, il Consiglio Provinciale di Vicenza approva la proposta nella seduta del 5 ottobre 1877.

L’impegno di Rossi e Lampertico accelera anche l’approvazione del progetto da parte del Governo.

Alessandro Rossi stanzia 50.000 lire per l’avvio della scuola, e un’identifica cifra per ciascuno dei primi sei anni di vita. La Provincia, il Comune di Vicenza, il governo, destinano 50.000 lire ciascuno.

La sede di S. Corona e l’avvio della scuola (1878-1898): gli “albori” dell’ITIS Rossi

La scuola ha sede nel centro storico, nell’ex convento benedettino di Santa Corona, messo a disposizione dal Comune. Il disegno classico della facciata, il chiostro, le colonne, fanno pensare ad una destinazione liceale, anziché ad una scuola tecnica imperniata su laboratori e officine.

itis Rossi, Contrà Santa Corona
La sede in contra’ Santa Corona in una cartolina del 1899. Editore anonimo

Sui due piani dell’ex convento l’area coperta utilizzabile equivale a 3140 mq, su un totale di 12320; le officine sono divise nei reparti di fonderia, fucina, torneria, falegnameria e limatori, e nei laboratori di macchine motrici, elettrotecnica e costruzioni meccaniche.

La tabella dell’orario dei primi anni regola le attività scolastiche ed extrascolastiche come in una caserma, dalla sveglia e pulizia delle 5.30 alla “cena e ricreazione” delle 21-21.30.

Vi si riconosce la disciplina della manifattura moderna, con i suoi i suoi tempi precisi scanditi dalle macchine: occorre ricordare che ci si propone di formare quadri industriali intermedi, chiamati a dirigere operai di origine prevalentemente contadina, avvezzi alla fatica ma estranei ai ritmi di fabbrica.

La gestione dell’istituto è affidata ad una Giunta, composta dal Direttore, da due rappresentanti di Provincia e Comune di Vicenza, da un rappresentante del Ministero dell’Industria.

Dagli esordi e fino alla morte, Alessandro Rossi esercita un ruolo costante di indirizzo, intervenendo con consigli e richiami, su direttore, studenti e insegnanti, scelti personalmente da lui.

Il fondatore è costretto a spendere la sua autorità anche per reagire alle critiche che inizialmente piovono sulla nuova istituzione, provenienti da ambienti conservatori, che temono lo sconvolgimento della tranquilla vita cittadina.

Dopo un inizio difficile, con 50 soli iscritti nel 1886-87, comincia una fase di crescita, coincidente con la lunga direzione di Ernesto Carlo Boccardo, la cui impronta sulla scuola è seconda solo a quella del fondatore.

Dal 1888 gli iscritti ricominciano a salire, superando nel 1891 le 200 unità. Fortissima è la quota di allievi provenienti da fuori Provincia: 1/3 nel primo anno, addirittura l’80% nel 1890, a conferma del fatto che la scuola viene incontro a esigenze più vaste di quelle locali.

Prime classi ITIS Rossi - anno 1889
Allievi dell’anno scolastico 1889-1890. Photographie Internationale de Jongh Fréres – Neuilly, Paris. Archivio Storico ITIS Rossi

Resta da notare come, nonostante gli sforzi dei dirigenti della scuola, la composizione sociale degli studenti del “Rossi” si concentri nell’ambito della media e piccola borghesia, riservando poco spazio a membri del ceto operaio.

Il consolidamento e la crescita:
Itis Rossi nel sistema scolastico nazionale (1900-1944)

Il contesto economico e sociale è destinato a mutare profondamente con il volgere del nuovo secolo: superata la crisi politico-sociale di fine ‘800, la lunga opera di governo di Giovanni Giolitti accompagna il primo “decollo industriale” italiano.

La conquista di egemonia da parte dei settori imprenditoriali più dinamici accentua la spinta verso un sistema scolastico adeguato ai tempi. Al generale incremento dei livelli di scolarizzazione, fa riscontro una spiccata crescita quantitativa e qualitativa dell’istruzione secondaria tecnico-professionale.

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Mentre in precedenza la crescita di scuole e istituti tecnici era stata più lenta di quella dei licei, tra il 1897 e il 1912 la situazione si ribalta: gli iscritti alle scuole medie tecniche italiane passano da 50 a 120 mila, superando di diecimila unità coloro che compiono studi classici.

Ancora più significativa della crescita quantitativa è la variazione della composizione sociale degli alunni delle scuole tecniche, più accentuata al nord e negli istituti superiori: aumenta sia la quota di operai che accedono all’istruzione post elementare, sia la fascia piccolo-borghese che frequenta le scuole tecniche.

Superata la scomparsa dell’ideatore della scuola (28 febbraio 1898), l’istituto tocca nel 1903 i venticinque anni di vita, durante i quali ha diplomato 370 periti. Nello stesso periodo comincia il lavoro di ridefinizione degli ordinamenti della scuola fondata da Rossi, parallela a quella in atto nel sistema scolastico nazionale, che si attua con la legge 30 giugno 1907, n. 44. Essa riconosce le scuole istituite per regio decreto come istituti pubblici dotati di autonomia didattica.

In attuazione di questa legge, la Scuola industriale di Vicenza elabora un nuovo ordinamento, con l’approvazione del quale da parte del Ministero assume la denominazione di Regio Istituto Industriale Nazionale “Alessandro Rossi”. Ampliato nelle strutture, l’istituto fa partire un corso per diplomati che dà la qualifica di Direttore tecnico.

L’integrazione in un sistema organico di istruzione pubblica non comporta per il “Rossi” un’omologazione al ribasso: viceversa, ne viene rafforzato il bacino di utenza nazionale, nonché la propensione a sperimentare ipotesi didattiche innovative.

I nuovi iscritti del decennio 1901-1911 ammontano complessivamente a 607: di questi 117 provengono da Vicenza (il 19,3%), 120 (19,7%) dal resto del Veneto, 370 (60,9%) da fuori regione.

I 234 iscritti dell’a.s. 1910-11 si suddividono nelle quattro classi del corso normale e in quella del corso di applicazione, in cui i periti “elettro-meccanici” divengono “capotecnici”. Delle 51 ore settimanali di lezione, 20-21 sono dedicate all’officina, che distingue nettamente il “Rossi” da tutte le altre scuole.

ITIS Rossi Anno Scolastico 1910/11 gli allievi licenziandi
Lista degli allievi licenziandi a ricordo dell’anno scolastico 1910-1911. Regio Istituto Nazionale Industriale A. Rossi, Vicenza (Oggi ITIS Rossi). Edizioni F. Cardini – cartolina d’epoca dalla collezione di Antonio Rossato.

Sul piano economico la prima guerra mondiale rappresenta il banco di prova del grado di sviluppo raggiunto dal paese nel primo quindicennio del secolo.

Come le altre potenze impegnate nel conflitto, anche l’Italia costruisce un sistema di coordinamento delle risorse economiche, che fa capo al Ministero per la mobilitazione industriale, il quale regola l’assegnazione delle materie prime alle industrie e decreta le aziende sottoposte alla mobilitazione, la cui produzione è orientata ai fini bellici.

Confermando il proprio legame con il sistema industriale, il Regio Istituto “Rossi” si vede affidare dalla Direzione tecnica dell’Aviazione militare di Torino la lavorazione di parti meccaniche di aeroplani, divenendo così fabbrica a tutti gli effetti, fino a impiegare 200 operai esterni, e a costruire e collaudare aeroplani completi.

Dopo Caporetto il Comitato regionale di Mobilitazione Industriale ordina la chiusura della scuola.

Per non interrompere le attività in corso, il Consiglio di Amministrazione dell’istituto decide il trasferimento provvisorio: le attrezzature del “Rossi” prendono la strada di Roma nel dicembre 1917, trovando collocazione nella Scuola commerciale femminile presso S. Maria Maggiore.

I corsi si riavviano nel gennaio 1918 con un ridotto numero di studenti, tanto che per soddisfare gli impegni con l’aeronautica la scuola appalta l’officina a una ditta esterna, la Pellizzari & figli di Arzignano di Giacomo Pellizzari, (diplomato al Rossi nel 1902), in seguito leader nel settore elettromeccanico.

L’Istituto di Vicenza conferma comunque anche tra le due guerre il suo ruolo dinamico. Il “Rossi” condivide il titolo di “nazionale” con altri sei dei 21 “Regi istituti industriali”.

Riaperti i corsi a Vicenza nell’anno scolastico 1919-20 con 321 iscritti, la scuola non abbandona la tendenza a misurarsi con innovazioni, allargando l’offerta sia verso la fascia formativa inferiore che superiore.

Dal 1920 si aggiunge al normale corso quinquennale per periti-meccanico elettricisti un corso serale per operai ed uno festivo per conduttori di caldaia a vapore.

I corsi serali si articolano successivamente nelle sezioni aggiustatori-attrezzisti, fabbri-fucinatori, tornitori, edili. Dal 1926 è annessa all’istituto una sezione di avviamento al lavoro.

Nel 1930 si istituiscono una sezione per Periti Radiotecnici e dei corsi di specializzazione pre-aeronautica, con le sezioni motoristi, montatori d’aeroplano, radio-telegrafisti.

Reparti e laboratori nella sede di Santa Corona


Nella seconda metà degli anni ’20 il corso normale dell’istituto ha una media di 400 iscritti annui e di circa 60 diplomati; la scuola di avviamento è frequentata da poche decine di ragazzi, mentre i corsi serali e festivi per lavoratori e i corsi di specializzazione oscillano tra i 220 e i 490 iscritti.

  • La popolazione studentesca complessiva nel 1924-1929 è in media di 745 iscritti all’anno.
  • Il personale è costituito da 24 insegnanti, 27 tecnici, 6 amministrativi e 13 addetti ai servizi.
  • I contributi ordinari degli enti assommano annualmente a 763 mila lire, il 72% proveniente dallo stato, il 27% da Provincia e Comune di Vicenza, l’1% dal Consiglio provinciale dell’economia.

Sui 1460 diplomati usciti dall’Istituto nei primi cinquanta anni di vita il 33% è capotecnico industriale, il 20% ha proseguito negli studi, il 18% è direttore tecnico di industria, il 10% ha ruoli tecnici nella pubblica amministrazione, l’8% è in prova presso industrie, l’1% esercita la libera professione di perito.

Solo l’1,5% dei diplomati svolge attività non legate all’industria. Il numero relativamente basso di diplomi (in media circa 30 all’anno) e l’alta realizzazione professionale indicano sia l’eccellente grado di preparazione fornito dalla scuola, sia il basso grado di scolarizzazione secondaria che ancora caratterizza il paese.

Dal 1943 la guerra fa sentire i suoi effetti anche su Vicenza, sottoposta a numerosi bombardamenti. Uno di questi centra in pieno la sede dell’Istituto a S. Corona, il 14 maggio 1944, distruggendo l’Aula Magna e alcuni laboratori.

Gli effetti del bombardamento sulla sede a Santa Corona, Vicenza:


ITIS Rossi nell’Italia dell’industrializzazione (1953-2008)

La ripresa del “Rossi” comincia abbastanza presto, in parallelo con l’eccezionale fase di sviluppo che caratterizza l’Italia appena compiuta la ricostruzione.

Tutti gli indici del periodo 1951-1963 mostrano livelli di crescita mai visti: reddito nazionale, investimenti, occupazione industriale e terziaria, schizzano verso l’alto, tanto da giustificare a pieno la definizione di “miracolo economico”.

Del pari straordinari sono i mutamenti sociali che accompagnano il boom economico: emigrazione, spopolamento delle campagne, urbanizzazione.

Al di là delle contraddizioni, nell’affermazione della società dei consumi convergono forti aspirazioni di progresso sociale: una tumultuosa spinta di massa, che presto si scarica sul sistema scolastico, la cui struttura (specie al livello secondario), è poco attrezzata a farvi fronte.

Analogo è l’andamento del Veneto, mentre la provincia di Vicenza presenta una più bassa incidenza dell’istruzione tecnica (43,7%), il ramo industriale vi pesa per il 43 %, rappresentando un quinto dell’intera secondaria superiore della provincia.

Questo risultato coincide con i 666 iscritti dell’Istituto Tecnico Industriale “Alessandro Rossi”, che, pur nelle difficoltà del dopoguerra, ha saputo riprendere le proprie attività.

Sempre più urgente è la questione della ristrettezza della sede di S. Corona. Abbandonato durante la guerra, il progetto per una nuova sede viene rilanciato dalla Provincia, cui si aggiungono la Camera di Commercio, moltissimi comuni, lo Stato.

Le cerimonie per il 75° dell’Istituto nel 1953, coincidono con la posa della prima pietra della nuova sede di Via Legione Gallieno.

ITIS Rossi, benedizione e posa della prima pietra

Posa e benedizione della prima pietra. Ottobre 1953, Foto Fin – Archivio Storico ITIS Rossi

Sul finire degli anni ’50 lo sviluppo economico, l’evoluzione tecnologica nei comparti meccanico, elettrotecnico ed elettronico spingono non solo le nuove specializzazioni, ma anche i corsi ordinari dell’Istituto alla crescita, come testimonia l’apertura di diverse sedi staccate nella provincia: Bassano nel 1959, Schio nel 1960, Alte Ceccato nel 1962, Thiene nel 1964.

Nel 1961-62 il “Rossi” ha complessivamente 2211 iscritti (quasi quanto tutti gli industriali veneti dieci anni prima), ed è al sesto posto per dimensioni in Italia.

L’inaugurazione della nuova sede, nell’anno scolastico 1963-64, coincide con un boom di iscrizioni, che superano (incluse le sedi staccate) le duemila unità.

Lo sforzo per soddisfare una domanda crescente si manifesta anche nell’istituzione dei corsi serali per lavoratori, avviati nel 1965 negli indirizzi di perito meccanico ed elettrotecnico.

Oltre a questi indirizzi tradizionali e a quello ormai trentennale di perito in radiotecnica (divenuto dal 1961 Telecomunicazioni), l’ITIS Rossi istituisce nel 1964 l’indirizzo di metallurgia.

Un’ulteriore innovazione si attua nel 1967, con l’inaugurazione di un corso biennale post diploma per la specializzazione subacquea di periti industriali.

Nel 1983, con il preside Livio Bernes (che guida la scuola dal 1970 al 1986), la scuola propone un progetto sperimentale per la figura del perito in Telematica, che viene inglobato l’anno successivo nella sperimentazione nazionale “Ambra”, e che entrerà nel 1994 negli ordinamenti come indirizzo di Elettronica e Telecomunicazioni.

Nel 1996 anche i corsi serali avviano la sperimentazione di un nuovo ordinamento il “Progetto Sirio”, che comporta una riorganizzazione flessibile di programmi, orari e organizzazione didattica. Dal 1998 il “Rossi” partecipa al nuovo indirizzo dei corsi post-diploma di formazione tecnica superiore.

Inaugurazione nuova sede ITIS Rossi
Novembre 1961: Momento del taglio del nastro, per l’inaugurazione della nuova sede in Via Legione Gallieno. Al centro il senatore Giacinto Bosco, ministro della pubblica istruzione. Foto Impiumi – Archivio Storico ITIS Rossi.

Conclusioni

Benché sommaria, la ricostruzione fin qui condotta del percorso dell’Istituto Tecnico Industriale Statale Rossi, è sufficiente per far emergere il legame che ha costantemente unito questa scuola al faticoso sviluppo dell’Italia industriale.

Ma è ancora più importante sottolineare che la vicenda avviata da Alessandro Rossi continua con un presente ricco e vuole avere un futuro lungo e fruttuoso.

Anche questa volta la comunità dell’Itis Alessandro Rossi, forte dei traguardi raggiunti, conscia dei problemi da affrontare, si propone una difficile sfida. Ne fa parte il progetto “giorni della memoria”, quello del “Museo della scienza e della tecnica della città di Vicenza”, che il “Rossi” si candida ad ospitare e gestire.

L’idea iniziale era quella di sottrarre alla corrosione del tempo un non piccolo patrimonio di spazi e strumenti. Il progetto si è ampliato con la consapevolezza che quel patrimonio ha un valore di testimonianza non solo per la scuola, ma per l’intero territorio vicentino.

Infine, tornando a riflettere sull’antica formula della scuola-officina, si è inteso non solo esporre dei documenti e dei manufatti, ma anche mostrarli in azione, svelarne le funzioni.

Dopo aver composto le storie in una storia, gli sguardi fiduciosi, le divise solenni e le tute impolverate, i banchi di lavoro allineati, gli edifici squadrati, le pose d’ordinanza di insegnanti, presidi, autorità, permettono il percorso inverso: dalla storia dell’istituzione alle storie degli uomini.

Nel fermo immagine vediamo le loro fatiche e le loro aspettative, il loro vissuto, impregnare i corridoi, le aule, gli uffici e i laboratori. Viene da pensare che la compresenza di angoscia e speranza che Walter Benjamin legge nell’Angelus novus di Paul Klee (spinto dalla tempesta irresistibile del progresso lontano dalle macerie che continua a contemplare), riguardi le vite degli individui tanto quanto i destini collettivi.

Non dunque un repertorio di curiosità, ma il senso di un corpo reso vivo dai pezzi di vita donati dai tanti che lo hanno frequentato, ancora vitale per tutti quelli che lo frequentano. Un invito ad andare avanti.

Prof. Roberto Monicchia


Ringraziamenti

In chiusura, ringrazio chi ha gentilmente contribuito alla realizzazione di questa informativa così ricca di riflessioni, immagini d’epoca e curiosità storiche.

Mi è caro citare il Prof. Monicchia per la gentile concessione della sua opera letteraria, senza la quale non sarebbe stato possibile raccogliere dati e notizie precise sulla storia dell’Istituto.

Altrettanto preziosa è stata la pubblicazione degli archivi storici dell’amico collezionista Antonio Rossato e della biblioteca dell’Istituto Tecnico Industriale Statale A. Rossi.

Infine, per restare aggiornati sulle attività, le news e gli eventi legati all’Istituto, visitate il sito ufficiale al link:

Istituto Tecnico Industriale Statale A. Rossi


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