Industria

Tragedia nello Stabilimento Magni di Vicenza

Sfogliando vecchi documenti e scartoffie logore dal tempo, si trovano notizie curiose o addirittura sconcertanti, come il tragico episodio accaduto nello Stabilimento Magni.

All’articolo arrivo per caso, mentre cerco notizie di un altro evento successo pochi mesi dopo il terribile Incidente del 1903.

Presa visione dei giornali dell’epoca, la mia attenzione è attratta da un titolo apparso in “La Provincia di Vicenza” di quello stesso anno.

Il titolo anticipa una descrizione raccapricciante dei fatti avvenuti venerdì 19 giugno:

Il drammatico suicidio di uno sconosciuto nello Stabilimento Magni di Vicenza

Nello specifico, un giovane nascosto all’interno di un tombino viene recuperato da alcuni operai del grande Stabilimento Magni di Campo Marzo.

Ma dove si trovava precisamente il grande fabbricato e qual era la sua principale attività produttiva?

Appunti brevi sulla storia dello Stabilimento Magni

Gli esordi della produzione industriale e chimica a Vicenza sono riconducibili all’imprenditore lombardo Magno Magni, il quale costruisce, verso la fine dell’Ottocento, un primo stabilimento lungo Viale Mazzini, a nord delle mura scaligere.

L’area, ora occupata dai grandi palazzoni degli istituti bancari e dal nuovo teatro comunale, è storicamente conosciuta con il toponimo “Campo di Gallo“.

Secondo alcuni il nome deriva dalla tradizionale fiera che si teneva nel giorno di San Gallo, secondo altri, invece, il toponimo trova origine dalla famiglia che intorno all’anno Mille spadroneggia in città.

Non è chiaro, però, quale tra le due ipotesi descritte dal Giarolli nei testi sulla toponomastica vicentina risulti attendibile.

Certamente l’area d’interesse è oggetto delle installazioni industriali fino agli anni settanta del Novecento.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alle origini dello Stabilimento Magni.

Area dove era situato lo Stabilimento Magni a Vicenza, Campo Marzo
Un panorama sulla città degli anni sessanta ci aiuta a identificare il luogo dello Stabilimento Magni a Vicenza, collocabile tra il parco giochi e gli alti edifici di Viale Milano (foto di autore anonimo).

Quali notizie circolano sull’attività del noto imprenditore e sugli esordi della produzione chimica a Vicenza?

Posso affermare che il documento più antico finora trovato risale a mercoledì 9 gennaio 1889, apparso sul Giornale dei Lavori Pubblici e delle Strade Ferrate.

Nella pubblicazione il Ministero di agricoltura, industria e commercio “ha recentemente prese le seguenti decisioni in merito ad affari relativi al servizio delle strade ferrate:”

Ha consentito la rinnovazione per un altro periodo annuale della concessione alla Ditta Magni & C. di Vicenza relativa al trasporto di acidi, solforico e cloridrico, ai prezzi della tariffa speciale Numero 109, serie D con vincolo di traffico minimo annuale di 150 vagoni.

Ma la produzione chimica dello Stabilimento Magni non si limita al solo commercio degli acidi citati sopra.

Negli Annali di Statistica Industriale pubblicati a Roma nel 1892 si precisa:

Nel Comune di Vicenza la Ditta Magni & C. possiede una fabbrica di prodotti chimici, nella quale si produce principalmente acido solforico, acqua ossigenata, solfati di soda, d’allumina, di magnesia, allume sodico, soda in cristalli, pirolignite di ferro e grassi lubrificanti per le ferrovie.

La produzione di acqua ossigenata è destinata all’imbianchimento della seta, alla produzione delle penne da scrivere e “di altri articoli fini per signora” e venduta al prezzo di 60 lire al quintale nelle città e nelle provincie di Milano e di Como.

Nel 1892 l’azienda chimica di Magno Magni è dotata di tre caldaie a vapore della forza di 70 cavalli per la produzione dei liquidi e per l’alimentazione di un motore di 15 cavalli.

All’epoca le persone occupate alla lavorazione degli acidi e quelle impiegate alla manutenzione dei macchinari sono 58.

Cartolina commerciale dello Stabilimento Magni di Vicenza, con nota delle concessioni del bacino minerario ad Agordo. Edizioni Favero & C. – esemplare spedito il 20 gennaio 1903.

L’inquinamento causato dallo Stabilimento Magni e i rischi sulla salute a Vicenza

Lascio immaginare i rischi e i pericoli ai quali gli operai erano esposti e l’inquinamento cui era soggetto il terreno dove sorgevano gli stabilimenti industriali.

Particolare indignazione suscitò il continuo versamento dei liquidi nelle acque della roggia Seriola, che scorreva lungo le mura scaligere di viale Mazzini fino raggiungere Campo Marzo.

Adriano Navarotto raccolse le testimonianze di fine Ottocento e nella sua primaria e interessante opera letteraria così descrive gli avvenimenti:

Venne una nuova industria, quella degli acidi e concimi chimici, che la ditta Magno Magni & C. aveva piantato negli ultimi anni dell’Ottocento in Campo di Gallo: tutti gli scolatoi e rigagnoli limitrofi cominciarono a colorarsi di un giallo molto sospetto, variegato da sinistre chiazze turchine, e quella bobbia che si rappigliava e si accagliava lungo le sponde andava lentamente a guadagnare la Seriola.

La situazione peggiora con il secondo Stabilimento Magni sul Campo Marzo, (seduta del Consiglio Comunale del 22 aprile 1899).

Noncurante delle conseguenze igieniche e ambientali, il personale addetto alla produzione inquina anche le acque del Retrone, suscitando la rabbia delle massaie radunate lungo le sponde per lavare i panni.

Pure i pescatori allineati sulla riva e muniti di lenza o di reti a immersione, notano le insolite chiazze giallastre intorbidire l’acqua.

La fauna ittica, colpita a morte per asfissia o per i veleni ingeriti, accompagna la schiuma galleggiante prodotta dallo Stabilimento Magni.

Accolte le lamentele dei residenti nel tratto compreso tra la stazione ferroviaria e Ponte Furo, il Consiglio Comunale impone all’azienda di:

“provvedere entro sei mesi alla purificazione delle acque uscenti dai suoi laboratori, affinché non continuino ad inquinare e colorire le acque pubbliche”.

Purtroppo, nonostante gli accorati appelli del Comune di Vicenza, non si fece nulla neppure dopo il limite di tempo imposto.

Per un miglioramento delle condizioni ambientali si deve attendere il 1911, quando i grandi impianti chimici dell’imprenditore Magno Magni sono assorbiti dall’azienda “Montecatini” di Guido Donegani.

I nuovi industriali arrivati a Vicenza installano le migliori e moderne attrezzature per la depurazione delle acque e per la neutralizzazione delle esalazioni degli acidi, ingrandendo così lo stabilimento di Campo Gallo.

La scoperta di un estraneo all’interno dello Stabilimento Magni

Accade verso le nove del mattino, secondo le informazioni riportate dai giornali, il ritrovamento di un giovane mentre alcuni uomini sono impiegati al traino di un vagone merci.

Sorpresi nel vederlo spuntare da un tombino, gli operai chiedono il motivo della sua presenza all’interno dell’area dello stabilimento.

Lo sconosciuto, che indossa un elegante abito chiaro, una camicia a righe bianche e rosse e un cappello di paglia, risponde in modo intelligibile e arrancando con i piedi nel fango, cerca un appiglio per uscire dal riparo notturno.

Il giovane appare subito in evidente stato confusionale, ma riesce a chiedere acqua per pulire scarpe, calzoni e lavarsi le mani.

Un operaio lo accompagna ad una pompa idrica, con la speranza di incrociare il capo fabbrica o qualche impiegato al quale affidare lo sconosciuto.

Ingresso allo Stabilimento Magni di Vicenza
Vialetto e ingresso principale dello Stabilimento Magni in Campo Marzo. Cartolina postale del primo Novecento, edizioni Galla.

I due attraversano i binari per arrivare ai locali con le vasche adibite all’estrazione del rame e, infine, giungono nei pressi delle grandi macchine motrici.

L’uomo lascia il giovane solo, e raggiunge gli uffici per avvertire un responsabile del reparto aziendale.

Approfittando del momento, il giovane sconosciuto si avvicina a due porte con segnali che intimano il divieto d’ingresso.

Ignorando l’obbligo a non oltrepassare la soglia, entra in uno dei locali e si ferma di fronte a una grande e velocissima ruota.

Il ragazzo sporge il busto sopra la balaustra di protezione e infila la testa fra i raggi della puleggia di trasmissione per la compressione dell’aria.

La morte sopraggiunge istantanea per sfondamento della calotta cranica e il corpo balza indietro, cadendo supino sul pavimento.

Accortosi del fracasso, il fuochista Alberto Bon corre terrorizzato in sala macchine richiamando l’attenzione dei colleghi.

La salma viene coperta da un telo di fortuna e trasportata in una stanza isolata, dove rimane in attesa dell’arrivo del medico e della questura.

Nelle tasche dell’abito sono recuperati: un orologio con catena, tre matite, una scatola di cerini, un libretto di canzoni popolari e un biglietto sul quale è riportata la volontà di uccidersi perché incapace di guadagnarsi da vivere.

Non è stato possibile identificare il nome del giovane suicida fino a quando non giunge segnalazione della sua scomparsa.

Il riconoscimento della salma

Nei giorni seguenti all’accaduto la stampa raccoglie le indagini e i risultati delle ricerche effettuate dalla polizia locale.

Sono stati pubblicati articoli con i dati anagrafici del suicida e dei suoi famigliari, che ometto nel rispetto della persona e dei parenti.

Il ragazzo deceduto era originario di Bassanello, ma domiciliato a Brusegana presso l’abitazione dello zio pizzicagnolo, che lo considerava e lo trattava come un figlio.

Il giovane nacque il 15 agosto del 1880 e soffriva di una grave forma di depressione, diagnosticata come “nevrastenia”.

Quel giorno del mese di giugno 1903 l’uomo, che non aveva ancora compiuto 23 anni, esce alla sera per recarsi al circolo del quartiere dove partecipa al gioco delle bocce.

Più tardi si dirige verso un’osteria situata nei paraggi, rimanendovi fino a tarda ora.

Da quel momento in poi A. B. (iniziali delle sue generalità) fu dichiarato ufficialmente scomparso.

All’insaputa del caro zio, che si allarmò della sparizione, A. B. decide di allontanarsi, quindi sale sul treno diretto a Vicenza con un biglietto di sola andata.

L’epilogo della fuga notturna è purtroppo noto.

Alla drammatica morte del ragazzo segue lo straziante riconoscimento del corpo e la disperazione dei parenti.

Bibliografia

  • Vicenza nella sua toponomastica stradale, Giambattista Giarolli, edizioni tipografiche Istituto San Gaetano – Vicenza, 1955 (prima edizione).
  • Ottocento Vicentino, Memorie di un protagonista, Adriano Navarotto. Edizione a cura di Ermenegildo Reato, 1984 – Stocchiero Editore.
  • Annali di Statistica Industriale, fascicolo 1B – notizie sulle condizioni industriali della provincia di Vicenza, 1892. Edizioni del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio.
  • L’Industria Vicentina nel Novecento di Giorgio Roverato, 2004.
  • Giornale dei Lavori Pubblici e delle Strade Ferrate, anno XVI – 1889 Roma. Stabilimento tipografico G. Civelli.
  • “Il drammatico suicidio di uno sconosciuto”. Articolo tratto da La Provincia di Vicenza, giugno 1903.

Click per dare un voto al post!
[Total: 17 Average: 4.5]