Come riconoscere, datare e conservare le cartoline postali
Qual è il miglior metodo per catalogare e conservare le cartoline da collezione trovate sui banchi dei mercatini dell’antiquariato o acquistate online?
Proverò rispondere alle domande poste da quegli appassionati di storia postale, che per la prima volta si avvicinano al mondo del collezionismo delle cartoline antiche.
Riuscirvi potrà sembrare un’impresa dall’esito scontato, tuttavia sarà necessario munirsi di pazienza, di particolare attenzione nel maneggiare i preziosi cartoncini e di affinare il sistema di archiviazione scelto.
Ma prima di procedere alla conservazione delle amate cartoline e delle fotografie d’epoca è bene saper distinguere una riproduzione da un’originale.
Come riconoscere una cartolina antica
Esistono nel mercato del collezionismo una varietà di cartoline postali molto differenti tra loro.
Saper distinguere una cartolina antica da una riproduzione è abbastanza semplice se ci si affida al timbro postale, al formato di stampa e all’immagine che rappresenta.
Tuttavia possiamo trovare anche cartoline spedite in un periodo postumo alla loro produzione iniziale.
Quindi, come riconoscere e datare con precisione una cartolina d’epoca conservata nella soffitta dei nonni o trovata in vendita al mercatino dell’usato?
Per datare, seppure con approssimazione, una cartolina priva di francobollo o dal timbro illeggibile o non spedita, ci si deve affidare all’analisi di alcuni elementi fondamentali:
- Formato del cartoncino
- Qualità e tipologia di stampa
- Carta: spessore e superficie
- Differenze di stampa al verso (recto e verso sono rispettivamente il fronte e il retro del foglio)
- Condizione e usura del supporto (ma è davvero un valore attendibile?)
- Feedback e reputazione del venditore
Potrà sembrare un elenco piuttosto ovvio o persino banale, tuttavia ci sono alcune accortezze da considerare prima di acquistare e conservare le cartoline, quindi procedo a un doveroso approfondimento.
Formato della cartolina postale
Non tutte le cartoline postali sono uguali o meglio: non tutte le cartoline d’epoca sono grandi uguali!
I formati più comuni si diversificano in base al periodo della loro pubblicazione:
- 15×10 centimetri. Cartoline diffuse dal secondo dopo guerra, nonostante alcuni esemplari risalgano già al periodo precedente al conflitto mondiale.
- 14×9 centimetri. Cartoline antiche, risalenti al primo Novecento e rintracciabili fino alla metà degli anni Trenta.
- 14×8 centimetri. Cartoline molto antiche e rare, con illustrazioni monocromatiche, risalenti alla fine dell’Ottocento.
- 11,5×8 centimetri. Cartoline preaffrancate, non illustrate e risalenti al periodo della prima emissione italiana avvenuta nel gennaio 1874.
Quindi, mano al righello e verificate le misure della base e dell’altezza del cartoncino postale.
Qualità e tipo di stampa
E’ un argomento piuttosto ricco di particolarità, quello dedicato alla qualità di stampa, che necessita un’analisi approfondita e un occhio critico.
Non è semplice riassumere le tante sfumature e le varietà dei dettagli offerti dallo sviluppo fotografico, tuttavia cercherò di descrivere una panoramica sui risultati raggiungibili in camera oscura e le differenze tra le diverse tipologie.
Mentre il processo di sviluppo eseguito in camera oscura e il fissaggio dell’immagine su carta fotosensibile richiede una discreta manualità, la stampa digitale abbatte i tempi di produzione offrendo una definizione senza paragoni.
Tuttavia una fotografia antica è apprezzabile anche per la non conformità, la disomogeneità della superficie e gli eventuali, purché leggeri, difetti causati dagli agenti esterni o dalla modalità di conservazione.
Un degrado tipico e molto diffuso nelle fotografie risalenti all’Ottocento e al primo Novecento è una deturpante patina tendente al bluastro, chiamata “specchio d’argento”, visibile variando l’angolo di incidenza della luce.
Inclinando il supporto, infatti, è possibile notare una repentina alterazione del riflesso metallico nelle zone scure o lungo i bordi, dove la concentrazione dei grani d’argento è maggiore.
E’ certamente una spiacevole degradazione, favorita anche dall’alta reattività degli agenti sensibili all’umidità e distinguibile anche nelle riproduzioni, ma in tal caso visibile solo frontalmente.
L’effetto chiamato “specchio d’argento” visibile lungo il bordo e sull’angolo sinistro di questa originale foto-cartolina databile al primo Novecento, dedicata alla difficile fuga di un giovane gatto.
La degradazione dell’immagine è dovuta a una distribuzione disomogenea dei sali d’argento in fase di sviluppo.
Altre simpatiche cartoline dedicate al mondo dei felini domestici sono pubblicate sulla pagina in cui racconto realtà e mito sulla temibile fama dei Vicentini magnagati.
Un altro procedimento molto diffuso tra Ottocento e primo Novecento consisteva nel montare a neve l’albume e legarlo al nitrato d’argento per ottenere stampe contrastate e definite.
Anche questo tipo di emulsione è molto sensibile all’umidità, all’ingiallimento nel tempo e alla diminuzione della densità ottica con conseguente perdita dei dettagli dell’immagine.
Un’altra caratteristica frequente delle fotografie all’albumina è il supporto rigido sul quale la carta, entrata a contatto con il legante organico, veniva incollata.
Con l’invenzione della cartolina postale e la sua lenta, ma progressiva diffusione, le cose cambiarono.
Inizialmente i cartoncini si presentavano prestampati con un riquadro raffigurante il sovrano d’Italia e al centro lo spazio riservato ai dati del destinatario.
Solo in seguito furono inserite anche delle piccole illustrazioni e le prime fotografie.
Nei primi anni del Novecento, infatti, iniziarono a viaggiare le prime immagini sviluppate in camera oscura, con le righe stampate al verso e lo spazio destinato al francobollo.
L’idea dei messaggi inviati su cartolina postale piacque talmente tanto da divenire presto una solida e amata consuetudine.
Chi aveva qualche soldo in tasca per realizzare una foto ricordo su cartolina postale, non rinunciava alla condivisione del momento con amici o parenti.
Altri acquistavano cartoline riprodotte in serie e rintracciabili nelle librerie o nelle edicole cittadine.
Anche i Vicentini presero seriamente l’uso della cartolina postale per condividere con il resto del mondo o con i propri concittadini un saluto, uno stato d’animo, un ringraziamento, un augurio di buone feste o di pronta guarigione.
L’innovativa comunicazione su cartolina postale divenne un sistema ben collaudato e la consegna avveniva in tempi davvero brevi: nelle località di provincia la ricezione della posta avveniva addirittura entro uno o due giorni dall’invio.
Quali erano i sistemi adottati per la produzione delle cartoline postali?
Certamente la collotipia fu il processo di stampa più diffuso fino agli anni Cinquanta del Novecento, poi gradualmente fu sostituito dalla semplice ed economica tecnica litografica.
Inventata nel 1855 da Alphonse Poitevin e perfezionata da Joseph Albert nel 1868, la collotipia o “albertipia” raggiungeva una tiratura limitata di circa 500 copie, in seguito la matrice degradava e i bordi dell’immagine risultavano impastati.
Ruolo fondamentale era quello assegnato al “ritoccatore”, il quale correggeva imprecisioni, marcava il tratto dei soggetti rappresentati laddove apparivano evanescenti oppure toglieva dettagli dall’immagine fotografica.
Ai colori pensavano squadre di abili pittrici dotate di precisione e pazienza; virtù che trasformavano il bianco e nero delle antiche immagini in soavi paesaggi all’acquerello.
Dove non arrivava la delicatezza manuale degli artisti interveniva il progresso della stampa cromolitografica, che consisteva in più matrici inchiostrate con colori differenti e sovrapposte una ad una sulla superficie cartacea fino ottenere un risultato omogeneo e ottimale.
A Vicenza i primi esemplari realizzati con questa tecnica risalgono al 1890 circa e rappresentano i principali monumenti cittadini.
Spessore e superficie del cartoncino
E’ possibile distinguere una cartolina d’epoca da una riproduzione esaminando il supporto sul quale l’immagine è stata impressa?
Certamente, e non solo dal “fattore usura” che può averne compromesso fibra, superficie e bordi.
Un aspetto per il riconoscimento dell’originale da una replica è il tipo di ingiallimento dovuto all’esposizione nel tempo.
Gli impasti moderni, infatti, costituiscono una modesta percentuale di cellulosa naturale, che per effetto della fotosintesi scurisce, mentre nell’amalgama vengono aggiunti diversi agenti chimici e polvere di gesso.
Quest’ultimo elemento inorganico riduce notevolmente la formazione della tradizionale patina giallognola, ma ne aumenta notevolmente il peso.
La superficie del cartoncino utilizzato per la produzione di cartoline postali, invece, varia secondo le scelte dell’editore dell’epoca.
Per realizzarne lo spessore venivano accoppiati più strati di carta leggera fino ottenere la rigidità del supporto, che veniva pressato per mezzo di due cilindri o due tavole in legno.
Il risultato è una superficie non propriamente omogenea, che ricorda l’effetto goffratura: un sistema ancora in uso per la produzione di cartoni da imballaggio, tessuti particolari e trattamento della pelle animale.
Non si pensi, però, alla ruvidità come caratteristica peculiare della cartolina postale del primo Novecento e neppure alla netta percezione della stessa al tatto: contemporanea, seppur meno diffusa a tale scopo, era la carta patinata opaca.
Quest’ultima presenta una grammatura più leggera, risultati di stampa dai contorni e dalle figure definite e una superficie decisamente liscia al tocco delle dita.
Nei primi anni Cinquanta la cartolina postale subisce notevoli cambiamenti: prevale ancora il bianco e nero e le poche colorazioni consistono in nuance dalle tinte aggressive o, al contrario, assenti, mentre è la plastificazione della superficie a dominare la produzione in serie.
Quella delicata e leggerissima pellicola trasparente lucida ha contribuito, almeno in parte, l’impermeabilizzazione dell’immagine fotografica e permesso al collezionista di conservare le cartoline d’epoca in maniera piuttosto dignitosa.
Stampa al verso delle cartoline postali
Avete ancora dubbi sulle origini e sulla datazione della cartolina trovata in vendita online o tra i banchi dei mercatini dell’antiquariato?
Esiste un dettaglio, piuttosto rilevante che determina il periodo della pubblicazione, ma non necessariamente l’anno della spedizione.
Mi riferisco al tipo di stampa realizzata sul verso del foglio, che dalle origini della cartolina postale sino all’età contemporanea ha subito un’interessante evoluzione.
Particolarmente rilevante è la differenza che intercorre tra il recto e il verso (rispettivamente fronte e retro) delle cartoline di fine Ottocento e quelle diffuse durante i primi anni del Novecento.
I primi esemplari, oggi ritenuti rari, presentavano il verso completamente neutro, senza alcuna indicazione, riga o cornice per l’affrancatura.
Solo nel primo Novecento, sebbene qualche esemplare iniziò a circolare già nel 1899, si diffuse l’usanza di stampare le righe orizzontali da destinare al nome e all’indirizzo del ricevente.
Nel 1906, in Italia, venne introdotto il “divided back” ovvero la stampa di una riga verticale pensata per separare lo spazio da dedicare ai saluti e alle comunicazioni dallo spazio riservato all’indirizzo.
Individuare quelle cartoline senza il divisorio sul retro facilita il collezionista nella datazione e nella catalogazione del materiale recuperato.
L’evoluzione della specie: il “divided back”
Reputazione e feedback del venditore online
Nel caso la cartolina d’epoca desiderata fosse disponibile nei siti di vendita online dobbiamo, per forza di cose, tralasciare la sequenza di parametri sopra descritti e fidarsi della descrizione riportata dall’inserzionista.
Qui entra in gioco il fattore credibilità del commerciante o del venditore privato, misurabile nel numero e nella qualità dei feedback o delle recensioni rilasciate dai precedenti compratori.
Forse potrà sembrare un limite all’acquisto, ma non potendo toccare, misurare, valutare l’oggetto non restano alternative.
In alcuni casi, piuttosto rari, è possibile accordarsi con l’inserzionista per un incontro in luogo da definire per constatare personalmente l’originalità e lo stato di conservazione della cartolina d’epoca proposta.
Diversamente è bene non trascurare alcuni semplici fattori:
- Notorietà e impostazione del portale web dove è pubblicata l’inserzione
- Percentuale positiva di feedback (recensioni) rilasciate dagli utenti
- Modalità di pagamento disponibili
- Possibilità di restituzione se l’oggetto non è conforme alle aspettative
- Tutela e garanzia dichiarate dalla piattaforma web e dal venditore
Il grado di soddisfazione degli acquirenti attraverso il sistema dei feedback, a mio parere, è un inequivocabile segnale di professionalità e serietà dell’inserzionista.
Se tra le modalità di pagamento rientra anche il sistema PayPal, è possibile ottenere il rimborso dell’oggetto acquistato con un buon margine di riuscita.
Attenzione, però, al tipo di spedizione assegnata perché la posta ordinaria potrebbe rischiare lo smarrimento durante il viaggio e il venditore non può, per ovvie ragioni, essere responsabile della perdita causata da terzi.
Meglio, quindi, richiedere posta raccomandata o addirittura assicurata per importi di un certo valore: pochi euro di differenza sul totale possono garantire la tracciabilità della busta o del pacco e seguirne tutti i passaggi avvenuti durante il viaggio.
Alcune particolari stampe al verso delle cartoline postali
Come conservare le cartoline d’epoca
Elencati gli aspetti, che a mio modesto parere ritengo siano necessari per distinguere un’originale da una riproduzione, giungo al termine focalizzando i sistemi da adottare per meglio conservare le amate cartoline postali.
Lo scopo di queste righe è suggerire alcune idee di base per non rischiare di vederle rovinare nel tempo o a causa dell’umidità.
Il metodo preferito dai collezionisti è quello degli album ad anelli, con fogli intercambiabili in plastica trasparente e muniti di tasche dove sistemare e conservare le cartoline d’epoca.
In base al formato è possibile scegliere buste adatte a contenere due o quattro cartoline per pagina, meglio se fornite di pellicola o foglietto divisorio che permetta di inserire altrettante cartoline sul retro, evitando il contatto diretto tra loro.
Questo sistema presenta il vantaggio di preservare la propria collezione dalla polvere e la possibilità di maneggiare e osservare le cartoline senza danneggiarle.
Tuttavia esistono dei rischi: le custodie in plastica impediscono alle fibre della carta di respirare e il bordo lungo il lato dell’apertura potrebbe danneggiare o sfogliare l’angolo delle cartoline, nel caso non si prestasse attenzione durante il loro inserimento.
L’alternativa è conservare le cartoline separatamente, in buste di carta da riporre in contenitori ignifughi e a prova di umidità, ma priverebbe il collezionista della comodità di ammirare e mostrare agli ospiti la propria raccolta.
Per fortuna gli album pensati per custodire le cartoline d’epoca hanno subito una significativa evoluzione nel tempo, pertanto sul mercato sono reperibili moderni raccoglitori adattabili alla nostra instancabile passione.
Il miglior articolo prodotto, a mio parere, è l’album realizzato con quattro anelli, dalla custodia rigida e foderata e dai fogli in materiale plastico con una, due o quattro tasche per pagina e con lato aperto sulla parte superiore.
Non deve mancare il cartoncino da inserire per separare il recto dal verso (fronte e retro), che in alcuni casi può aiutare l’assorbimento di eventuali e modeste tracce di umidità.
Gli acquisti all’aperto sono facilmente soggetti a tale rischio, soprattutto durante il periodo invernale o dopo la pioggia, mentre passiamo una ad una le cartoline esposte sui banchi dei mercatini dell’antiquariato e dell’usato.
Come riporre gli album delle cartoline d’epoca?
Altro interessante interrogativo, al quale cercherò di dare risposta.
Verrebbe naturale pensare ai raccoglitori in posizione verticale, proprio come si usa fare con i libri sullo scaffale, ma il peso del blocco interno, formato dai singoli fogli, e la malleabilità della plastica comporterebbero uno stiramento del materiale o, nel peggiore dei casi, rotture lungo i bordi dei fori.
Le pagine tenderebbero quindi ad afflosciare verso il basso, con il rischio di ritrovarsi tra le mani il contenuto irrimediabilmente danneggiato, comprese le nostre preziose cartoline postali.
Una soluzione potrebbe essere quella di riporre l’album in posizione orizzontale, mentre la custodia proteggerà dal peso di un ulteriore raccoglitore da piazzare sopra.
Attenzione però a non esagerare: sebbene l’involucro sia un solido piano d’appoggio, questi potrebbe rischiare di deformarsi nel tempo o presentare scollature lungo i lati.
Meglio, quindi, non sovraccaricare il contenuto per non “stressare” le custodie ed evitare di pressare le cartoline conservate nelle ultime pagine.
Tra le due opzioni, comunque, preferisco adottare la seconda perché limiterebbe i danni causati da una conservazione verticale della collezione.
Infine, penso sia buona consuetudine sfogliare spesso gli album per “arieggiare” il contenuto e persino estrarre qualche cartolina; non solo per ammirarne la bellezza, ma per permette alle fibre della carta di respirare e rilassare dopo un lungo periodo trascorso sotto il peso delle pagine.
Ho dimenticato qualcosa? Scrivimi!