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Cara, vecchia stazione ferroviaria di Vicenza

L'antica stazione ferroviaria di Vicenza in una cartolina d'epoca

Nostalgie e memorie dell’antica stazione ferroviaria di Vicenza: dagli albori del commercio su binario, al trasporto militare durante le guerre e alla nascita del turismo ferroviario.

Ecco, di seguito, gli approfondimenti sulla storia dell’edificio notoriamente essenziale e la ricostruzione avvenuta nel secondo dopo guerra.

Origini e curiosità sulla stazione ferroviaria di Vicenza

La prima stazione dei treni a Vicenza venne ultimata nel lontano 1845 e inaugurata con l’arrivo di un festoso convoglio partito dalla stazione di Padova.

Ferrovieri in posa per una foto ricordo alla stazione dei treni di Vicenza
Meccanici e macchinisti posano per una foto ricordo. Anno 1928, autore anonimo.

Grazie all’apertura di quel breve tratto e con la regolamentazione dei collegamenti, la stazione ferroviaria di Vicenza divenne ufficialmente operativa il 14 gennaio 1846.

Con il successivo prolungamento della strada ferrata verso ovest (3 luglio 1849) furono raggiunte la città di Verona e le grandi provincie lombarde.

Nel 1875 furono introdotti cinque treni giornalieri con destinazione Milano e Venezia, mentre l’anno seguente venne inaugurata la linea Vicenza-Schio.

Per il grande evento fu organizzata un’importante serata di gala al Teatro Eretenio, che vide la partecipazione di molte autorità e la presenza della borghesia Vicentina.

Ma come viaggiavano i passeggeri a bordo dei primi treni diretti verso le provincie venete e lombarde?

Un’accurata descrizione è riportata nei libri di Adriano Navarotto, giornalista vicentino vissuto tra fine Ottocento e primo Novecento, il quale racconta il disagio dei viaggiatori e la scarsità dei servizi presenti nei convogli ferroviari.

I testi raccolti nel primo volume dell’opera “Ottocento Vicentino, memorie di un protagonista” illustrano con dovizia di particolari una fitta serie di scomodità e di inadeguatezze.

Ecco, quindi, constatare gravi lacune come la dotazione di un unico finestrino per scompartimento (apribile solo dall’esterno) e disagevoli panche di legno.

I servizi igienici non erano presenti a bordo, pertanto i passeggeri usufruivano delle fermate del convoglio per adempiere alle necessità fisiologiche.

Inoltre non era installato alcun tipo di impianto di riscaldamento, quindi venivano distribuiti degli scaldapiedi in zinco contenenti acqua prelevata dalla caldaia del locomotore.

Solo i viaggiatori in prima e seconda classe avevano diritto allo scaldapiedi, mentre quelli in terza classe restavano al freddo per il tempo necessario all’arrivo in stazione.

Le impressioni di Adriano Navarotto, pubblicate nel medesimo volume a pag. 142, svelano altri curiosi e interessanti dettagli sulla storia della stazione ferroviaria:

L’errore iniziale ed irreparabile fu proprio il tracciare la ferrovia a mezzodì della città anziché a nord: e peggio il darvi sbocco proprio sull’estremo limite del Campo Marzo, a qualche decina di metri dal margine del Retrone. I tecnici non s’avvidero in qual letto di Procuste collocavano la stazione, costretta in quella striscia di terra, tarpata dall’ansa del fiume, oppressa, soffocata dalla strozzatura del monte.

Gli edifici pubblici, le officine e i magazzini furono costruiti nell’area vicina al fiume e alle pendici di Monte Berico, quindi lungo la linea Milano-Venezia tracciata dall’ingegnere Giovanni Milani (Venezia, 20 luglio 1789 – Parigi, 16 marzo 1862) e battezzata con il nome “Ferdinandea” in onore all’imperatore d’Austria Ferdinando Primo.

Il progetto per la realizzazione dell’edificio fu commissionato dal Comune di Vicenza all’architetto veneziano Giovanni Battista Meduna (1800-1880), che nel 1844 si ispirò al modello della stazione di Padova.

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Costituito da un corpo centrale e da due gallerie poste in simmetria ai lati dell’ingresso, il fabbricato fu eretto su due livelli: il piano superiore era caratterizzato da numerosi finestroni squadrati, mentre il pianterreno era distribuito in una serie di porte finestre sormontate da un archetto in pietra.

Dal tetto spiccava un’alta torre con orologio: eretta al centro della struttura fu in seguito demolita durante alcuni interventi di manutenzione (1883-84).

Pur conservando la solennità dell’impianto scenico, venne aggiunta una fascia in cemento sulla sommità della facciata entro la quale fu collocato un nuovo orologio.

Tuttavia l’aspetto della stazione ferroviaria non piacque a tutti.

Tra coloro che ne contestarono la sobrietà vi fu Flaminio Anti, membro della Commissione Conservatrice dei Monumenti e belle arti dal 1899, che in un saggio pubblicato nel 1931 descrisse con disappunto il progetto:

Se contro quella facciata burocratica, eretta al tempo del dominio austro-ungarico, si appunteranno gli strali della critica credo che tutti applaudiranno.” Flaminio Anti – L’arco di Campo Marzo in Vicenza. Ed. Tipografia G. Rumor, 1931.

Contestazioni che persero interesse durante la seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti aerei distrussero completamente l’edificio.

Il dopo guerra

Al termine del conflitto il recupero della stazione dei treni fu fondamentale per il Comune di Vicenza, che si propose di riallacciare quanto prima i collegamenti con le città vicine.

Una commissione affidò quindi il compito all’architetto Roberto Narducci di progettare il nuovo edificio, dotandolo di un aspetto più sobrio rispetto alla precedente costruzione.

I lavori terminarono nel 1948 e la stazione ferroviaria di Vicenza divenne subito operativa.

L’odierna stazione dei treni di Vicenza in una cartolina del 1956. Edizione a cura della Casa del Pellegrino, Monte Berico.

Le architetture scomparse dal viale della stazione ferroviaria e dal Campo Marzo

Altri edifici furono oggetto dei devastanti attacchi aerei ripetuti durante la seconda guerra mondiale, come l’antico Caffè Turco in Campo Marzo (oggi Caffè Moresco).

Diverse sorti toccarono all’Arco attribuito all’architetto Ottavio Bruto Revese e al Teatro Verdi costruito nella zona dell’attuale parcheggio interrato, lungo il viale della stazione.

L’arco d’ingresso al Campo Marzo venne demolito nell’estate del 1938 in occasione della visita ufficiale di Mussolini, mentre il Teatro fu smantellato nei primi anni Venti del Novecento e in seguito ricostruito dall’architetto Marco Dondi Dell’Orologio.

Il nuovo Verdi, che ereditò il nome dal precedente teatro, venne colpito nel 1944 da un bombardamento aereo.

Fu colpita anche la stazione del tram, nei pressi del Piazzale Bologna, e in seguito il servizio venne ripristinato nel nuovo edificio adiacente alla stazione ferroviaria.


L’arco di Campo Marzo e gli edifici scomparsi

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Furono anni difficili quelli del dopo guerra. Anni che impegnarono Vicenza nella ricostruzione dei palazzi storici, delle residenze private e degli stabilimenti fondamentali per le comunicazioni e per il commercio.

Una ricostruzione non sempre fedele ai progetti originali.

Bibliografia

  • Ottocento Vicentino, Memorie di un protagonista – Adriano Navarotto.
    Edizione a cura di Ermenegildo Reato, 1984 – Stocchiero Editore.
  • Tram e filobus a Vicenza, Giorgio Chiericato con prefazione di Andrea KozlovicEridano Press Agency, Vicenza 1996.
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