La spettacolare Rua di Vicenza in un dettagliato e definitivo racconto

Tutto è pronto per compiere un altro balzo indietro nel tempo, alla ricerca delle origini della Rua di Vicenza.
Simbolo della tradizione locale, ne trascrivo storia, declino e ritorno dell’evento tanto caro ai vicentini.
La Rua di Vicenza, tra storia e leggenda
In gioventù immaginavo fosse una favolosa ruota decorata con variopinte nappe, distribuite tra la chiodatura e gli intarsi del legno.
Come nei racconti tramandati dalla tradizione popolare, pensavo provenisse dalla sconfitta e dalla distruzione del carroccio degli armigeri Padovani.
La leggenda, infatti, narra la distruzione della macchina da guerra e il trionfo dei Vicentini che fecero ritorno in città con una delle ruote.
Le origini in realtà sono altre, ma conviene procedere con ordine per una spiegazione esauriente sulla Ruota portata in processione dal Corpus Domini.

Breve descrizione della Rua di Vicenza
E’ una macchina dalle fattezze eleganti allungata verso l’alto, dalla struttura piramidale.
Le forme, in armonia con i decori che la impreziosiscono, la rendono magnifica in ogni dettaglio.
La Rua di Vicenza è provvista di un’ampia scalinata che conduce all’atrio principale, sorvegliato da fanti e cavalieri.
L’ingresso è composto da due semi-colonne corinzie che reggono la trabeazione e da un paio di alette interrotte al centro, sormontate da un arco.
L’emblema della Rua di Vicenza è incastonato sotto la volta centrale, dove trovano posto i seggiolini occupati dai bambini vestiti a festa.
Sopra l’architrave troviamo la croce d’argento dipinta su fondo rosso, il Leone alato di San Marco e una fanciulla nelle vesti della Giustizia.
L’antico manufatto raggiungeva 60 piedi vicentini e sulla cima un giovane sbandieratore agitava un vessillo per incitare il pubblico.
In epoca attuale, invece, i figuranti partecipano alla manifestazione salutando o muovendo ingranaggi da posizioni meno rischiose.
Le altezze, senza adeguati dispositivi di protezione, sono sempre un grave problema da gestire, anche durante le manifestazioni.
Sono purtroppo noti, infatti, incidenti e cadute durante il trasporto della Rua, quando in tempi remoti il tabernacolo raggiungeva altezze davvero vertiginose.
Storia e origini della Rua di Vicenza
La vita del XIV secolo è segnata da tristi eventi, da lotte interne per la conquista del territorio e vittima di continue carestie e pestilenze.

Nel frattempo la riforma clericale e le ricorrenze sono delegate alla diocesi vicentina, ai cerimoniali dei Santi patroni di Vicenza (Felice e Fortunato, Michele, Vincenzo).
Particolarmente rilevante è il cerimoniale della Sacra Spina, al quale partecipano le corporazioni dalle insegne e dai pomposi oggetti “a dimostrazione dell’incremento di loro ricchezza e del religioso fervore” (cit. Luigi Cristoforetti e Giuseppe Fabris – Memorie intorno alla Rua di Vicenza, 1867).
Tuttavia l’origine della Rua di Vicenza è riconducibile all’istituzione del Corpus Domini del 1264, siglata dal pontefice Urbano IV, che si impegna ad applicarla assiduamente.
La festività, con cadenza nel giovedì dopo l’ottava di Pentecoste, ha vita breve a causa del decesso del suo promotore e del mancato rispetto della bolla pontificale.
il ritorno tanto atteso
Il ritorno al Corpus Domini avviene solo nel 1311 con l’insediamento del Cangrande, il quale ottiene il potere sul Vicariato della città di Vicenza.
Alla solenne processione prendono parte le corporazioni con le insegne militari, i simboli dell’arte, l’immagine del santo protettore e la reliquia, collocata all’interno del tabernacolo.
Nel 1389 il Corpus Domini viene introdotto definitivamente tra gli eventi religiosi cittadini e l’anno seguente i Nodari vi partecipano con il loro primo manufatto:
“Nessuna meraviglia quindi se il Collegio dei Notai, che rappresentava l’arte dei pubblici impieghi, la più ricca e potente delle corporazioni cittadine, non abbia voluto essere a queste inferiore nella costruzione del cirio.” (cit. La Rua di Vicenza e la sua storia, 15 settembre 1912, edizioni G. Buso & C. – Vicenza)
Pare, comunque, che il tabernacolo non sia sufficientemente decoroso per il Collegio, che concede a quattro notai, in data 16 settembre 1441, facoltà d’immaginare qualcosa di diverso.
Sei mesi dopo, il 9 aprile 1442 e grazie al contributo di 40 ducati, viene collocata l’effigie della Vergine con 4 angeli e San Luca.
Il disegno, però, non è particolarmente gradito dai Vicentini e il 14 gennaio 1444 Mastro Giorgio inserisce al centro una “rota” per simboleggiare i turni delle cariche istituzionali del Collegio Notarile.

L’artista si ispira anche alle figure dei Tarocchi per la realizzazione delle decorazioni, suscitando polemiche e disaccordo tra i fedelissimi alla tradizione religiosa.
Nonostante le contestazioni, la nuova Rua di Vicenza riscuote apprezzamenti dal popolo per l’abbondanza degli addobbi, i figuranti a cavallo e i suonatori.
Palladio e il disegno originale
Notizie sul presunto progetto palladiano pervengono dal religioso Giuseppe Dian, il quale sostiene l’attribuzione dei disegni al noto architetto.
Tali informazioni risultano trascritte in un’opera veneziana del 1760, dal titolo: “Architettura di Andrea Palladio Vicentino con le Osservazioni dell’Architetto”.
Nel tomo IX della preziosa edizione Fossati, è riportata una postilla dell’architetto Francesco Muttoni, il quale racconta:
“Quello che abbiamo di certo si è, che il Palladio fu l’Autore del disegno dell’Obelisco presente; e che è sempre lo stesso, benché ogni tre anni sia rinnovato, per quello che spetta renderlo decoroso.”
Tuttavia, non è possibile confermarne la paternità in quanto Andrea Palladio giunse all’apice del successo artistico un secolo dopo l’introduzione della Rua di Vicenza alla processione del Corpus Domini.
Cronache dal XVI al XVIII secolo
Con il lento incedere delle stagioni, anche la Rua di Vicenza muta nell’aspetto e nei decori, allontanandosi dal contesto originario.
Pure il percorso previsto per lo sfilamento subisce modifiche dagli organizzatori, che chiedono al grande Andrea Palladio l’installazione di alcuni elementi scenici.
Le memorie del Barbarano trascritte nel 1565, riportano una lista di opere palladiane collocate in diversi e importanti luoghi cittadini; come il provvisorio arco “d’opera Corintia” al Ponte degli Angeli, le statue posizionate lungo il Corso e il colosso in pietra del biblico Sansone, in Piazza Castello.
Dopo la scomparsa di Andrea Palladio (19 agosto 1580) iniziano anni difficili per la confraternita, che si vede costretta a cercare altrove finanziamenti per l’allestimento degli spettacoli.
Anche la partecipazione alla processione del Corpus Domini subisce complicazioni e solo grazie al provvidenziale intervento di Pietro Paolo Bissari il Collegio dei Notai ottiene aiuto economico.
La Rua di Vicenza riprende così a “girare” e al passaggio lungo le contrade i partecipanti manifestano il loro entusiasmo gridando: “viva la Rua di casa Bissari“.

Preziose testimonianze dal passato
Una pubblicazione edita dalla Cartotecnica Buso del 15 settembre 1912 espone altri preziosi e inediti documenti sul periodo:
“In tutto il secolo XVII la Rua di Vicenza conserva un carattere religioso e continua a seguire la processione del Corpus Domini; dopo il 1616 non più cogli altri tabernacoli e Cirii, ma sola.”
Nel secolo successivo si inseriscono gli “armati” alla Rua di Vicenza, mentre si esclude la presenza del figurante sulla cima della struttura, “affinché non distragga troppo gli animi dalle idee religiose”.
Importante testimone dell’evento è Arnaldo Tornieri, che tra il 1767 ed il 1822 trascrive una serie di memorie, tra cui lo spettacolare allestimento organizzato in occasione del rinnovato Corpus Domini.
Ma Tornieri racconta anche i delicati momenti del passaggio dalla Repubblica Serenissima al domino dell’incontenibile Napoleone Bonaparte, il quale non esita a trafugare oro e argento, corredi religiosi e opere d’arte per far fronte ai costi delle campagne militari.
Alla Rua di Vicenza sono apportate ulteriori modifiche e spogliata degli addobbi, come descritto nelle cronache dell’epoca:
“A quindici ore fu levata la Ruota sfigurata in quest’anno buffonescamente perché, in luogo dell’arma della città, eravi mal dipinta una figura della Libertà; in luogo del San Marco, un gallo dipinto alla peggio; ed era la ruota sormontata da un Pileo della Libertà. I ragazzi sulla Ruota ondeggiavano bandiere tricolorate; e sopra le cunette erano scritte le due voci: Libertà, Eguaglianza.”
Non fa eccezione la monarchia degli Asburgo, succeduta a quella francese nel 1813 e rimasta al governo di Vicenza fino al 1866.
Durante il nuovo dominio, la Rua di Vicenza è priva di alcune decorazioni e in sostituzione all’emblema del gallo d’oltralpe compare l’insegna dell’aquila asburgica.
Il secolo si conclude con alterne vicende sociali, politiche ed economiche che portano alla sospensione del giro della Rua e del suo cerimoniale.
Dal Novecento ai giorni nostri
Verso la fine dell’Ottocento anche a Vicenza si diffonde l’arte della fotografia, che culmina con la riproduzione delle immagini sulle cartoline postali.
Non fanno eccezione gli eventi immortalati dai pionieri della fotografia vicentina, come l’imponente manifestazione del 1896 pubblicata in una rara serie di cartoline risalente al 1901 dall’editore Chiovato.
Per anni conservata in un magazzino di Contra’ Muschieria, la Rua viene montata nella vicina Piazzetta e condotta in processione il giorno 8 settembre 1896.
Il trasporto, concesso per l’ultima volta a causa dell’imponenza (85 quintali per 24 metri di altezza circa), si svolge tra l’angusta piazza con il monumento dedicato ad Andrea Palladio e il Duomo, tra Piazza Castello e il Corso, girando poi per contra’ Santa Barbara per giungere infine in Piazza dei Signori.

Il cerimoniale del settembre vicentino viene ripetuto nel 1912 con il trascinamento della Rua di Vicenza, in quanto una rete di cavi elettrici infittisce il percorso impedendone il sollevamento.
Alcune cartoline postali che ritraggono gli eventi del 1901 e del 1912
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Agli inizi del primo decennio del Novecento si diffondono in Europa i primi timori che presto portano gli stati sovrani ad un conflitto senza precedenti.
Solo al termine dei terribili anni della Grande Guerra, devastanti sotto profilo tattico, morale e fisico, si torna gradualmente alla normalità e nel 1928 riprende il Giro della Rua.
Su “L’Avvenire d’Italia”, nella pubblicazione editoriale del 9 settembre, è descritto il palpabile nervosismo dei vicentini:
[…]Le bande del Patronato Leone XIII e delle Maddalene tentano di frenare le impazienze della curiosità con il suono di inni e marcie; ma invece le acuiscono e danno agli spettatori i primi brividi di entusiasmo. Le undici sono già suonate quando fanno la loro comparsa i fanciulli e gli uomini che formano gli elementi viventi della decorazione della Rua di Vicenza. A 26 metri di altezza, in cima al pennacchio della torre mobile, viene legato un certo Magrin Mariano che, vestito di rosa, agiterà per tutto il percorso una bandiera tricolore.[…]
Il successo della manifestazione è trionfale e la Giunta, capitanata dal sindaco Franceschini, decide di ripetere l’evento anche nelle due domeniche successive.
La Rua di Vicenza si conclude il 23 settembre 1928, sotto una pioggia battente, per poi essere smontata nel vecchio Lazzaretto in Gogna.
Resta dimenticata tra la polvere per anni e infine distrutta durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
La nascita della copia in miniatura
Nel dopoguerra si compiono alcuni timidi tentativi per riportare in auge la tradizione della Rua, ricostruita in dimensioni ridotte.
L’esperimento riesce grazie all’impegno di laboratorio artigianale in Contra’ Vescovado, dove in passato l’antico manufatto veniva diligentemente restaurato.

Il modellino alto 6 metri è portato in processione in concomitanza ai festeggiamenti della Repubblica di San-Zuliàn, il 3 maggio 1949, dopo solenne cerimonia.
L’evento è ricordato da Walter Stefani, insigne collaboratore alla municipalità vicentina, il quale ha identificato i personaggi ritratti in un paio di fotografie che conservo:

“Nel cortile dell’Istituto Salvi viene benedetto (con spumante) il modellino della Rua di Vicenza, con personaggi in celluloide. Verrà chiamata (la paternità è di Antonio Stefani) la RUETTA, che gira ancora per le strade di Vicenza. Nella foto, da destra verso sinistra, Don Federico Miotti, parroco di San pietro e Gustavo Barawitzka. Altri partecipanti: Olivi, il vigile Foladore e la miss.”
Nonostante il piacevole ritorno alle antiche tradizioni vicentine, la Ruetta riprende a sfilare solo trent’anni dopo la sua istituzione, il 3 maggio 1981.
E’ del 1983, invece, la mostra rievocativa allestita nella chiesa di San Giacomo dal titolo: “La Rua di Vicenza, storia di una festa popolare” curata da Stefani, il quale vi partecipa con la collezione personale di manifesti e oggetti d’epoca legati alla manifestazione.
Torna a girare la Rua di Vicenza
Nel 2007 la Rua di Vicenza, ricostruita nelle dimensioni originarie al modello Cinquecentesco, compie l’atteso ritorno in Piazza dei Signori, in occasione del centenario della fondazione AMCPS.
Il nuovo manufatto è realizzato nei laboratori dell’ente municipale su progetto di Mauro Zocchetta ed esposto con cadenza annuale, tra il 2010 ed il 2013.
Per l’occasione, torna anche la tradizionale processione, ma in sostituzione al voluminoso “macchinario” ricompare la Ruetta, condotta a mano per le vie del centro storico.
La rievocazione del 2014, invece, è caratterizzata solo dall’emissione di un annullo postale ed un manifesto disegnato dall’artista Galliano Rosset.

Siamo giunti a conclusione di questa lunga ed interessante storia Vicentina.
Prima di elencare la biografia dei testi consultati, desidero condividere un ultimo pensiero pubblicato il 9 settembre 1928 nel numero 216 de “L’Avvenire d’Italia” e intitolato: “La trionfale passeggiata della Rua di Vicenza”, nel quale ogni Vicentino riconoscerà il proprio spirito entusiasta:
“Per noi Vicentini la Rua rappresenta, in sintesi, una tradizione magnifica di orgoglio e risuscita davanti agli occhi i fantasmi suggestivi della vita medioevale, piena di fascino fra le regali bellezze di cui si adorna il cuore di Vicenza.”
Bibliografia sulla storia della Rua di Vicenza
- Architettura di Andrea Palladio Vicentino arricchita di tavole diligentemente incise in rame, con le Osservazioni dell’Architetto – Venezia, Editore Fossati, Tomo IX anno 1760 (**)
- Memorie di Vicenza che cominciano dall’anno 1767, 18 giugno e terminano al 1822 – Conte Arnaldo I Arnaldi Tornieri (**)
- Memorie intorno alla Rua di Vicenza – Luigi Cristoforetti e Giuseppe Fabris, 1867 (*)
- La Rua e la sua storia – Edizioni Cartotecnica Veneta G. Buso & C. – 15 settembre 1912, Vicenza (*)
- La Trionfale passeggiata della Rua di Vicenza, L’Avvenire d’Italia, numero 216 – anno XXXIII, 1928 (**)
- Vicenza Panorama Storico, Collana “Le Guide” ed. Orione – Autore: Giovanni Mantese, Verona, 1960.
- La Rua di Vicenza, Storia di una festa popolare – Autori: Antonio e Walter Stefani, Edito dalla Fondazione Monte di Pietà di Vicenza, FAIV e Confartigianato, anno di pubblicazione 2008.
E’ il testo più completo e dettagliato sugli eventi storici! Consigliato per approfondimenti tematici. Disponibile in libreria.
(*) citazioni inserite in questa pubblicazione.
(**) citazioni sulla base delle ricerche storiche svolte dal memorialista Walter Stefani e dal figlio Antonio.